Recensione "La signora dello zoo di Varsavia" di Diane Ackerman

Cari bookspediani oggi vi parlo del libro di Diane Ackerman 



Titolo:  La signora dello zoo di Varsavia: Una storia vera

Autore: Diane Ackerman 

Editore: Sperling & Kupfer

Genere: Narrativa

Data di uscita: 31 ottobre 2017

Varsavia, 1939. Antonina Żabińska e suo marito, il dottor Jan Żabiński, gestiscono lo storico zoo della città con cura e dedizione. Quando la Polonia viene invasa dai nazisti, però, oltre ai bombardamenti e all'occupazione la coppia è costretta a sottostare anche al nuovo capo zoologo nominato dal Reich, Lutz Heck, che prevede un programma di allevamento selettivo per la struttura. Reagendo allo sgomento, i due coniugi si impegnano prima a salvare gli animali superstiti e poi, quando la violenza nazista si accanisce contro gli ebrei, non esitano a trasformare lo zoo e i suoi sotterranei in un rifugio per i perseguitati. All'odio per chi è diverso e alla follia di voler imporre alla natura un disegno mitomane, Antonina e Jan oppongono l'amore e il rispetto per la vita e per gli esseri umani, a costo di mettere in pericolo la propria famiglia. Grazie a loro, più di trecento ebrei e militanti della Resistenza polacca riusciranno a sfuggire alla furia nazista e a mettersi in salvo. Basandosi sul diario di Antonina e su molte altre fonti storiche, l'autrice ha recuperato dall'oblio una storia vera di coraggio e compassione, che getta una luce di speranza su uno dei periodi più bui per l'umanità.

IL MIO VOTO

Antonina e Jan Żabiński sono una famiglia polacca che sopravvive grazie al loro zoo.
Esso tuttavia non è solo una forma di sostentamento, c'è un amore profondo che lega i due agli animali, la stessa passione che ha ereditato anche il bambino Rys.
Il loro quadro idilliaco viene distrutto quando iniziano i primi bombardamenti da parte della Germania, che annienta così lo zoo e molti degli animali che vi si trovano.

A soccorrerli arriva un loro conoscente e zoologo lui stesso,  Lutz Heck, il quale si offre di proteggere e salvaguardare le specie più rare trasportandole nel suo zoo in Germania, dove attualmente sarebbero al sicuro.

In poco tempo Antonina e Jan perdono il lavoro di una vita.
Il mondo sta cambiando ogni giorno di più e la malvagità dell'uomo non può più essere negata.
Le truppe tedesche iniziano infatti a separare gli ebrei dal resto della popolazione polacca, continuando ad attuare la loro politica di superiorità della razza ariana.
Vedere con i loro occhi quello che succede fa riflettere i coniungi su quanto sono fortunati e su come possono sfruttare lo zoo per aiutare.
Jan infatti vuole usare il posto come copertura per aiutare quanti più ebrei possibili a salvarsi e a vivere una vita degna di essere vissuta.
Tutti e due sanno il pericolo che corrono ma sono determinati a cambiare le cose, anche solo salvare una persona sarà servito a qualcosa.
La loro missione non è facile e con le truppe tedesche sempre accanto a casa, le insidie sono sempre presenti.
Eppure gli Żabiński, aiutati da tanti altri, riescono a salvare più di trecento persone.
E' una bella storia.
Peccato che sia la verità.

Diane Ackerman prende in mano i diari di Antonina Żabiński e decide di portare alla luce uno dei periodi storici più crudeli che il mondo ad oggi abbia mai visto.
Quello che ci racconta non è un una storia romanzata ma una vera e studiata cronaca di quello che successe agli Żabiński durante il periodo della seconda guerra mondiale e la loro determinazione nell'aiutare quelli che avevano avuto solo la sfortuna di nascere "diversi" secondo i deliri di un uomo pazzo e megalomane.
L'autrice ci presenta in prima linea i pensieri di Antonina ed è come essere con lei e provare lo stesso senso di paura per quello che lei e la sua famiglia rischia se qualcuno li dovesse scoprire, ma si prova anche il suo coraggio nel non volersi piegare ad un capo che ha invaso la sua città e ha dettato le sue regole.

La signora dello zoo di Varsavia come vi dicevo non è una storia romanzata, ma si limita a riferire i fatti e i pensieri di una famiglia straordinaria e forse in alcuni punti la scrittura è risultata lenta e pesante, ma il tema che va a raccontare è uno tra i più delicati e quindi affrontarlo come sorta di testimonianza non è certamente facile.

E tuttavia la Ackerman è riuscita nel suo intento, facendo conoscere al mondo una storia di coraggio e facendo rivivere quel periodo di terrore che nulla potrà mai cancellare ma che è giusto ricordare.

Bisogna tenerlo bene a mente come promemoria di quanto l'animo umano sa essere malvagio ma in contrapposizione a questo è bene sapere che ci sono persone che non si sono piegate al volere di nessuno.

Hanno lottato senza armi, mettendo a rischio la propria vita.

E ne hanno salvate più di quante potessero mai immaginare.