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mercoledì 23 ottobre 2019

Recensione "C'era una volta un fiume" di Diane Setterfield

Buon salve bookspediani.
Eccomi pronta a parlarvi di "C'era una volta un fiume" di Diane Setterfield.

C’era una volta un fiume

Titolo: C'era una volta un fiume
Autore: Diane Setterfield
Editore: Mondadori
Genere: Historical Fiction
Data di uscita15 Ottobre 2019



In una notte buia nel pieno dell’inverno, in un’antica locanda sul Tamigi succede qualcosa di straordinario. Mentre i clienti abituali si raccontano storie per passare insieme le ore più buie, la porta si apre ed entra uno sconosciuto gravemente ferito. Tra le sue braccia c’è il corpo esanime di una bambina. Qualche ora dopo, la piccola si muove, fa un respiro e torna in vita. Si tratta di un miracolo? È successo qualcosa di magico? O la scienza può fornire una spiegazione? Le persone che abitano sulle rive del fiume applicano tutta la loro ingegnosità per risolvere l’enigma, ma col passare dei giorni il mistero non fa che approfondirsi. La piccola è muta e incapace di rispondere alle domande essenziali: chi è? Da dove viene? Il problema è che ben tre famiglie la reclamano come loro. Una giovane madre benestante è certa che si tratti della figlia scomparsa due anni prima. Una famiglia di contadini che ha appena scoperto la relazione segreta di uno dei figli è pronta ad accogliere la nipotina. La domestica del pastore locale, umile e solitaria, vede nella bimba la sorella minore. Ma per quanto siano strazianti le perdite passate, questa bambina non può essere di tutti. Ogni famiglia ha i propri misteri e molti segreti dovranno essere svelati prima che la sua identità possa essere conosciuta.

IL MIO VOTO


Come ultimamente accade, questo romanzo aveva attirato la mia attenzione tramite il web, mentre cercavo nuove cover da inserire nella rubrica, e questa in qualche modo mi era saltata all'occhio, spingendomi a leggere la trama e ad incuriosirmi, ma senza proseguire oltre perchè troppo sommersa dalle letture. Per caso, mentre cercavo le nuove uscite, mi sono imbattuta in questa copertina che richiamava quella originale e una volta guardato il nome dell'autrice non ho più avuto dubbi, era davvero come se qualcuno avesse preso la mia wishlist per pubblicare tutto il suo contenuto e, anche questa volta, il mio istinto non sbagliava. Il romanzo della Setterfield appare fin da subito una storia corposa, adatta a chi sa assaporarla e non a chi la vuole divorare subito in primis perchè l'autrice ha impostato un'andatura della storia proprio come quella del fiume raffigurato in copertina: lenta e calma, ma che non si ferma alla superficie, esplora territori ben importanti e lo fa in modo magistrale, ma in secondo luogo perchè se si perde un passaggio, si rischia di non comprendere più nulla, soprattutto per la mole dei personaggi e per i vari intrecci che la Setterfield va a creare. Ma perchè è così interessante questa storia? Perchè inizia col botto, con una bambina che in qualche modo torna alla vita e che, non potendo parlare, non può rivelare la sua identità e ci sono ben tre famiglie che la reclamano come propria, quindi chi dice il vero?


Sono quindi tantissimi i personaggi che vanno a popolare questa storia: in primo luogo abbiamo Margot e Joe, i proprietari della locanda Swan, il luogo dove principalmente si svolge questa storia e dove avviene il miracolo del ritorno alla vita della bambina. I due sono una coppia ben assodata e unita, con una moltitudine di figlie al seguito e sarà una di loro ad ereditare la locanda poichè questa è sempre stata in famiglia e soprattutto è sempre stata guidata da delle donne. C'è Rita, un'infermiera che potrebbe benissimo essere un dottore per via delle sue abilità ed è proprio sotto il suo sguardo incredulo di donna di scienza che la piccola torna alla vita. Rita è una donna decisamente interessante: il primo pensiero, dopo aver visto viva la bambina è come fare per poterla tenere, se nessuno dovesse reclamarla, dimostrando di avere un istinto materno che pensava di non possedere. L'uomo che dà vita a tutto, a questa sorta di leggenda, è Daunt, un fotografo che si presenta alla locanda gravemente ferito e con in braccio la famosa bambina che farà presto parlare di sè.
Ovviamente quindi la bambina è a tutti gli effetti una grande protagonista della storia, la cui identità è impossibile da determinare senza rivelare troppo, sappiate solo che il suo essere muta non aiuta certamente la causa. E poi ci sono ovviamente le tre famiglie che reclamano la bambina, di cui conosciamo a poco a poco non solo il presente, ma anche il passato. Un personaggio silenzioso, ma che è giusto nominare, è il Tamigi stesso, un fiume che sceglie se dare la vita o prenderla, ma se questo è vero o semplice superstizione, lo lascio decidere a voi.


C'era una volta un fiume è certamente un romanzo corposo, che conta cinquecento pagine e che quindi non si può divorare in un attimo, ma serve del tempo per assaporarlo e soprattutto per essere in grado di cogliere tutte le sfumature che lo caratterizzano e lo rendono una lettura così unica quanto speciale e soprattutto incantevole. In primo luogo è proprio l'ambientazione uno degli elementi che salta di più all'occhio: il romanzo è infatti ambientato nel 1887, più precisamente la storia ruota attorno ad una famosa locanda situata dalle parti del Tamigi e questo ci dà modo di capire che in quel periodo leggende e superstizioni erano all'ordine del giorno, dettaglio che viene riportato con grande attenzione nel romanzo dall'autrice, che si basa sul passato per creare una storia quanto più realistica possibile.  Un'altra grande particolarità della storia è come viene raccontata, come se fosse una vera e propria favola della buona notte, dove al suo interno tutto è possibile e tutto può cambiare in un attimo, facendoci capire che sicuramente ci andrà ad insegnare una morale ma che servirà del tempo per comprenderla. Ad aggiungersi a questi elementi c'è la metafora del Tamigi, una presenza silenziosa ma costante che sembra quasi disporre della vita degli altri, che a seconda di come si sviluppa il suo corso d'acqua, sembra decidere se donare la vita o se toglierla. Allo stesso modo questa metafora dell'andatura del corso d'acqua viene riflessa anche dallo stile dell'autrice, che spesso appare calma e riflessiva mentre altre volte molto più trascinante e impetuosa, come se volesse in qualche modo cullare e trascinare il lettore in questa storia fino in fondo. E per finire l'autrice gioca con il lettore sul mistero da lei creato riguardo all'identità della bambina e, ovviamente, al suo ritorno alla vita, che potrebbe essere spiegato tramite la scienza oppure potrebbe essere semplicemente un vero e proprio miracolo.


Devo ammettere di essere leggermente in difficoltà per quanto riguarda questa recensione perchè, per quanto il romanzo mi sia piaciuto, è davvero difficile argomentarlo senza svelare troppe informazioni che finirebbero per rovinare la storia. Quello che è certo è che è un romanzo decisamente diverso dai soliti, non ricordo di aver mai letto nulla del genere e potrebbe non essere nelle corde di tutti, sia per quanto riguarda lo stile dell'autrice sia per quanto riguarda l'andamento lento e tranquillo della narrazione.
Proprio per questo il romanzo appare più introspettivo che mai: l'azione si svolge prettamente nei dissidi interiori dei personaggi e, per chi è abituato a colpi di scena, è certamente un bel cambiamento, tuttavia sono del parere che valga la pena dargli una possibilità e portare avanti la lettura con la calma di cui anch'essa è formata. Ci sono veramente tantissime tematiche che l'autrice tocca con questa storia, in primo luogo nonostante ci troviamo nel 1800 si nota già come siano cambiati i tempi sul ruolo della donna: Margot infatti amministra tranquillamente la locanda come hanno sempre fatto le donne della sua famiglia, e allo stesso tempo Rita potrebbe essere un medico, anche se non lo è. A guidare la storia sono certamente le parole non dette e di conseguenza i segreti, che sembrano riguardare un po' tutti i personaggi e questo discorso si ricollega al mentire all'occorrenza, se è per una buona causa come non distruggere una famiglia oppure risparmiare del dolore. E' proprio il concetto di famiglia che viene esplorato, soprattutto quando tutti cercano di riveder nella bambina misteriosa una parte di loro, un qualcosa che può aiutarli a sentirsi finalmente parte di qualcosa, a sentirsi finalmente completi perchè si è una famiglia. Così come si parla di pregiudizi riguardo a chi è diverso e, per essere ambientato nel passato, ho trovato il romanzo molto all'avanguardia e tremendamente istruttivo a riguardo.


Diane Setterfield torna in Italia con un romanzo che a mio avviso è uscito un po' in sordina, passando in secondo piano per via delle troppe uscite dell'ultimo periodo e proprio perchè secondo me è sfuggito a molti, cerco di trovare le parole giuste per farvi capire che merita un'occasione. Certamente non è una lettura facile da affrontare, viene quasi raccontata come una favola e come tale ha una morale e contiene preziosi insegnamenti, tuttavia bisogna avere pazienza per trovarli e scoprirli uno ad uno, per cui non è sicuramente adatto a chi ha fretta di sapere tutto subito. Proprio per questo per me è stata una bellissima sfida leggere questo romanzo, perchè io sono abituata a leggere i libri in poche ore e questo mi ha costretto a prendermi il mio tempo per gustarmelo, mettendoci un paio di giorni per terminarlo. L'autrice ha un modo di scriver molto particolare, in linea con questa storia e quindi molto calmo e pacato, non lo definirei lento perchè è proprio in questo modo che lo stile e la narrazione sono stati pensati, per cu i grandi scombussolamenti avvengono solo nella mente dei nostri personaggi e ovviamente in quella del lettore, che si trova invischiata in questa storia e non vede l'ora di saperne di più. La Setterfield culla il lettore con i suoi personaggi e con le mille sfumature che questo romanzo contiene, rendendolo molto difficile da descrivere e classificare, ma allo stesso tempo un vero gioiellino della letteratura. A dicembre, che ci sono poche uscite e che si spera faccia più freddo, vi consiglio di prendere in mano una bella cioccolata calda e ovviamente questo romanzo, sono certa che, se avete una mente aperta e soprattutto pazienza, saprà ricompensarvi come ha fatto con me.



si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio.





1 commento:

  1. Lo sto leggendo anche io, e devo dire si sta rivelando una lettura meravigliosa. Strizza l'occhio alle fiabe dei fratelli Grimm e alle tradizioni di Re Artù, ma è il genere di romanzo che intreccia fabula e racconto che mi ha colpito particolarmente 🤗🤗

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