mercoledì 25 maggio 2022

Recensione "La casa del tè" di Valerio Principessa

 


Titolo: La casa del tè

Autore Valerio Principessa
Editore: Feltrinelli
Genere: Fiction
Data di uscita: 26 Maggio 2022



Gabriel è un ragazzo innamorato delle parole, soprattutto di quelle che è impossibile tradurre in altre lingue – come la giapponese Wabi sabi, che esprime l’autenticità dell’imperfezione, o come iktsuarpok, con cui gli Inuit dell’Artico intendono l’irrequietezza nel controllare se qualcuno sta arrivando oltre l’orizzonte. Parole uniche e sole, come solo si sente Gabriel quando muore sua nonna, con cui viveva. Confuso e smarrito, viene accolto nella casa affidataria della signora Michiko in un rione storico di Roma. Si trova così ad abitare sotto lo stesso tetto con ragazze e ragazzi segnati da storie irreparabili, come il piccolo Leo, come Chiara, che conosce le stelle ma non l’amore, o Greta, sempre concentrata a scrivere messaggi al cellulare, come il minaccioso Scar e Amina, con la sua indicibile esperienza di migrazione. Michiko segue i suoi giovani ospiti rammendando le giornate bucate con tazze di tè fumante, dialoghi pazienti, storie di paesi lontani: parole e gesti piccoli che restituiscono la grandezza dell’universo. Fuori c’è il mondo che conoscono, caotico, ingiusto, a tratti violento, ma nella casa della signora giapponese sono al riparo. Finché un giorno quell’armonia si spezza, e i ragazzi d’un tratto si sentono più orfani di prima. Fa male, ma dura poco: presto scoprono di sapersi fidare l’uno dell’altra, di saper fare famiglia. È l’inizio di una ricerca per le strade di Roma e dentro sé stessi, dove ciascuno mette a frutto il proprio intuito, le proprie qualità – e porta allo scoperto le proprie ferite.


IL MIO VOTO


Gabriel è un ragazzo che vive con la nonna ma quando questa viene a mancare si ritrova spiazzato e senza parole, lui che invece le parole le ama tanto, e la sua destinazione non può che essere la casa affidataria della signora Michiko, una signora che è sempre pronta ad ascoltare i suoi ragazzi e a proteggerli, infatti all’interno delle mura della casa, con il tè sempre fumante, i ragazzi sono al sicuro, è l’esterno che li spaventa, un mondo che conoscono e che temono perché imprevedibile.
Gabriel quindi non è assolutamente solo in questa casa, ci sono tanti altri ragazzi che come lui hanno sofferto e insieme diventeranno a poco a poco una famiglia anche perché purtroppo per loro le prove da affrontare non sono finite e sapere di poter contare l’uno sull’altro sarà essenziale.
Insieme a Gabriel infatti troviamo Leo, Scar, Amina, Chiara e Greta, tutte ragazzi con la loro storia e il loro background di cui al principio sappiamo ben poco, solo più avanti nella lettura troveremo le risposte che cerchiamo sul loro passato e devo ammettere che mi sarebbe piaciuto conoscerli meglio perchè nel bene e nel male sono personaggi che condividono la solitudine, visto che vivono tutti in una specie di orfanotrofio anche se molto particolare, ma provano a sentirsi almeno  una famiglia, loro che sono soli e possono almeno stare soli insieme.
Anche Roma comunque diventa una parte molto importante della storia perchè chiaramente i ragazzi non restano sempre a casa ma escono nel mondo, non possono sempre essere protetti, ma la città finirà per essere una parte fondamentale della loro vita, una coprotagonista che sa come tenere compagnia a noi e a loro.


Valerio Principessa esordisce nel panorama letterario con un romanzo che tocca il cuore del lettore, la sua è una penna fluida che trasporta subito nella storia e in un attimo ci si ritrova a Roma con Gabriel e gli altri ragazzi, per la fine del libro sono ormai vecchi amici di cui si sente la mancanza non appena si arriva alla parola fine. Devo dire che le mie parti preferite del romanzo sono sicuramente l'inizio e la fine, a volte nella parte centrale temo di essermi persa nei tanti viaggi sia fisici sia mentali di personaggi e soprattutto avrei voluto più sentire presenti gli altri ragazzi, chissà magari li ritrovermo in futuro in qualche modo.
La storia è quindi spesso focalizzata su Gabriel e lo segue da molto vicino, ma troviamo alcuni spezzoni di messaggio di cui non comprendiamo il mittente o il destinatario e devo dire che questo all'inizio mi ha spiazzato, poi ho finito per apprezzare questa scelta così particolare che lascia il lettore però in sospeso alla fine.
Il fattore emotivo gioca tantissimo in questa storia perchè parliamo di ragazzi con una vita difficile alle spalle e una storia di solitudine che non si sono cercati e quindi non possono fare altro, a poco a poco, di scegliersi quello che gli è stato tolto: una famiglia.
La casa del tè è un esordio davvero d’effetto per un autore che è da certamente da tenere d’occhio, è alle prime armi e in alcuni punti si è visto, ma ha davvero un potenziale enorme e sono certa che sentiremo presto parlare di nuovo di lui.
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