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lunedì 30 novembre 2020

Recensione "Qui nel mondo reale" di Sara Pennypacker

 Bookspediani oggi vi parlo di "Qui nel mondo reale" di Sara Pennypacker!



Titolo: Qui nel mondo reale
Autore: Sara Pennypacker
Editore: Rizzoli
Genere: Libri per ragazzi
Data di uscita: 27 Otto
bre 2020



Ware non vede l'ora di trascorrere l'estate perso nel suo mondo, a sognare di cavalieri medievali e, in generale, per i fatti suoi. Ma i genitori lo iscrivono all'odiato centro estivo, dove dovrà sopportare "interazioni sociali significative" e tutte le attività previste per i cosiddetti ragazzi normali. Quando scopre una chiesa in rovina poco distante, l'estate prende una piega decisamente più avvincente. In mezzo alle macerie incontra una ragazzina che coltiva papaye. Si chiama Jolene e non lo accoglie di certo a braccia aperte; prima cerca di cacciarlo, poi non smette di prenderlo in giro e dirgli che lui non vive nel mondo reale. Per quanto siano diversi, i due hanno però una cosa in comune: per loro quel posto diventa un rifugio. Un rifugio minacciato, purtroppo, che Ware è deciso a salvare seguendo le regole del codice cavalleresco. Ma com'è un eroe nella vita vera? E cosa possono fare due ragazzini da soli? 


IL MIO VOTO




Ware è il protagonista di questo romanzo, un ragazzino che passa molto più tempo sul suo mondo rispetto a quello nel mondo reale, qualcosa che ai suoi genitori non è passato certo inosservato. Ware preferisce fantasticare su mondi medievali o qualsiasi altra cosa piuttosto che fare amicizia con altri ragazzi, è qualcosa che non gli riesce facile, teme di essere preso in giro per le sue stranezze e quindi si perde in queste. Durante l'estate, piuttosto che frequentare un centro estivo e quindi socializzare con altri, preferisce passare del tempo con Manovre Generali ossia sua nonna. Eppure il destino decide per lui perchè la donna cade e viene ricoverata in ospedale e i due genitori, non potendo stare a casa per badarli, si decidono ad iscriverlo al tanto odiato centro estivo. Ware ci prova con tutte le sue forze ad integrarsi ma è più forte di lui restare nel suo mondo sicuro e per questo si allontana appena possibile, trovando nella sua strada le vecchie rovine di una chiesa abbandonata al cui interno c'è una ragazza, Jolene, che coltiva papaye. E' immediata la voglia di Ware di sapere di più di quell'edificio e di Jolene stessa, eppure la ragazza non ha problemi sociali come lui, semplicemente preferisce stare per conto suo e non fidarsi degli altri. Giorno dopo giorno i due continuano a parlare, diventando qualcosa di molto simile ad amici e proprio quando le cose sembrano andare per il meglio, l'edificio tanto caro ai due potrebbe venire presto distrutto e Ware non può fare altro che pensare a come essere l'eroe del suo mondo qui, nella vita reale, cercando in tutti i modi quindi di essere normale proprio come vorrebbe sua madre. Ware è quindi un personaggio che non si può non amare, penso che sia facile rispecchiarsi in lui perchè un po' tutti passiamo del tempo nel nostro mondo e in questo non c'è nulla di male, non significa essere strani ma semplicemente avere bisogno di tempo per trovare la propria strada ed essere pronti a fare amicizia con altri. Ware è quindi un personaggio che ci fa capire che non c'è niente di male ad essere diversi dalla massa ed è per questo che l'ho amato, ma ovviamente anche Jolene fa la sua parte, spingendolo a dare il meglio di sè e allo stesso tempo riuscendo lei stessa ad aprirsi agli altri, ad avere fiducia sul fatto che qualcuno la accetterà.


La tematica trattata da Sara Pennypacker è la sottile linea che separa il mondo reale dal mondo dell'immaginazione, quel mondo in cui un po' tutti ci rifugiamo quando vogliamo evadere dalla realtà. Ware è un ragazzo che ha sempre amato rifugiarsi nel suo mondo, preferisce essere l'eroe delle sue storie piuttosto che quel bambino che fatica nel mondo reale a fare amicizia con altri. Ovviamente Ware non sa che il suo essere costantemente nel suo mondo è qualcosa che turba i genitori, che a volte vorrebbero solo avere un figlio normale e basta. Ma che cosa è davvero questa normalità? Penso che sia automatico, in determinati momenti, rifugiarsi nel proprio mondo e immaginare di essere un eroe, tuttavia bisogna ovviamente trovare il giusto equilibrio tra questo e il mondo reale, qualcosa che Ware non ha ancora trovato ma che sta cercando di fare. Non è spingendo gli altri a fare qualcosa che non si vuole, come frequentare il centro estivo per fare amicizia, che si risolvere la situazione, bisogna solo aspettare che ognuno arrivi alla soluzione con i propri tempi, cosa che Ware fa una volta che incontra Jolene. Infatti è incredibilmente facile per lui parlare con la ragazza, così come comprenderla e abbracciare le sue stesse idee, segno che non ha problemi a livello sociale, semplicemente deve trovare la persoan giusta per aprirsi. Ecco quindi che oltre allo smarrirsi nel proprio mondo, l'altra tematica che emerge è l'amicizia che si instaura tra Jolene e Ware e la voglia del ragazzo di essere l'eroe della situazione nel mondo reale, così come si parla di metterci il tempo che serve per trovare la propria strada, che non è sempre scontata e ovvia.


Ho letto il romanzo di esordio di Sara Pennypacker appena è uscito in Italia e mi sono innamorata della storia, così come di questa autrice, per cui non ho ovviamente esitato a leggere il suo nuovo libro, che si è dimostrato all'altezza delle aspettative e le ha superate addirittura. La penna dell'autrice è molto semplice ma poetica, i capitoli sono molto brevi e quindi è facilissimo ritrovarsi alla fine del romanzo in un attimo, anche perchè la storia è talmente bella che è impossibile smettere di leggerla. Ho amato il percorso di Ware, che in una sola estate subirà un'evoluzione non indifferente, ma soprattutto ho apprezzato molto la presenza dei genitori di Ware nella storia, qualcosa di non così scontato perchè molto spesso nei romanzi i genitori sono assenti, mentre invece vederli attivi in prima persona è stato molto realistico, così come il fatto che in qualche modo siano anche loro stessi a non far sentire a proprio agio il figlio, convinto di dover essere normale solo per essere amato da loro e quindi di non essere apprezzato se invece è se stesso e quindi perso nel suo mondo. Sara Pennypacker ci fa capire, attraverso questa storia, che non c'è assolutamente niente di male a trascorrere qualche tempo nel proprio mondo, ognuno ha il suo angolino in cui si rifugia quando deve evadere dalla realtà, ma è importante non allontanarsi troppo dalla vita vera perchè si può essere degli eroi anche nella realtà, se si usa la fantasia e la creatività e soprattutto se si ha il coraggio di restare se stessi, senza cambiare per nessuno.








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