Buona sera bookspediani e ben tornati all'appuntamento con i consigli della settimana, sempre in compagnia della mia partner in crime, ossia Sandy della Stamberga d'Inchiostro.
Questa settimana mi sono capitati per le mani tantissime belle letture e dopo qualche attimo di riflessione, ecco cosa ne è uscito!
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene.
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa.
Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene.
Anzi, benissimo.
Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita.
E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato.
Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Anzi: benissimo.
Eleanor Oliphant è un viaggio nella vita di una donna spezzata ma che non si è mai arresa davanti ai problemi e, come la realtà subisce alti e bassi, la stessa Eleanor in questa storia ha una vita altalenante poichè ancora non riesce a liberare i ricordi del suo passato, ha paura di quello che potrebbe succedere e le costanti minacce telefoniche della madre la fanno tornare una bambina, impotente davanti a lei, e automaticamente anche la donna di oggi si blocca davanti ai suoi comandi, evitando di affrontare la terribile verità che la riguarda.
Eleanor Oliphant ci viene narrato come un grande flusso di coscienza, dove la sua protagonista non ha controllo e non filtri: tutto quello che le passa per la testa viene scritto nero su bianco e non si può che amare totalmente per questo.
Eleanor è un personaggio credibile perchè danneggiata, è lontana dalla perfezione ma a poco a poco fa passi avanti nella giusta direzione, aiutata da persone che mai avrebbe previsto avrebbero voluto avere qualcosa a che fare con lei.
Il romanzo scorre inesorabile sulla sua vita e si muove tra il suo presente e il suo passato, ancora bloccato in lei, ma sempre più smanioso di uscire e una volta uscito fuori, ignorarlo sarà impossibile.
Il lettore si ritrova quindi in un vortice di emozioni e sensazioni che spazia dal sorriso, alla risata ma allo stesso tempo si comprende la drammaticità della storia di Eleanor.
TRAMA:
Come Il buio oltre la siepe, a cui è stato paragonato da tutti i critici che l’hanno recensito, questo libro è la sintesi perfetta di avventura, suspense, impegno civile. Ambientato nel 1943, all’ombra delle due guerre, è il racconto di una ragazzina alle prese con situazioni difficili ma vitali: una nuova compagna di classe prepotente e violenta, un incidente gravissimo e un’accusa indegna contro un uomo innocente. Annabelle imparerà a mentire e a dire la verità, perché le decisioni giuste non sono mai facili e non possiamo controllare il nostro destino e quello delle persone che ci sono vicine, a prescindere da quanto ci impegniamo. Imparerà che il senso della giustizia, così vivo quando si è bambini, crescendo va difeso dalla paura, protetto dal dolore, coltivato in ogni gesto di umanità.
Una scrittura nitida e coinvolgente dà voce a una delle protagoniste più forti della letteratura contemporanea e terrà incollati alle pagine sia i ragazzi che gli adulti. L’anno in cui imparai a raccontare storie è già un classico.
L'autrice vuole mettere in evidenza che non sempre la realtà è come sembra: nella facciata di una bambina vispa e allegra si può nascondere una rabbia incontrollabile che la trasforma in una bulla e in una persona determinata a tutto pur di avere quello che vuole a modo suo.
Ma allo stesso tempo un uomo solo, trasandato e minaccioso può esser semplicemente un soldato spezzato che ancora non è venuto a patti con quello che ha affrontato, ma che è disposto a tutto pur di aiutare chi vede in difficoltà. Non bisogna mai giudicare una persona dall'aspetto, prima di esprimersi al riguardo bisogna almeno conoscerla.
Annabelle per i suoi dodici anni è una bambina tremendamente testarda e determinata: crede nella bontà degli altri e se vede qualcuno in difficoltà è pronta a tutto pur di aiutarlo.
Purtroppo però nella vita nulla è facile e le piccole bugie che racconta per cercare di risolvere una situazione già tremendamente ingarbugliata, non fanno che creare una matassa intricata ancora più difficile da risolvere.
L’anno in cui imparai a raccontare storie è una storia che spezza il cuore ma che porta con sè una lezione importante da tenere bene a mente: bisogna sempre cercare di dire la verità, per quanto dura e complicata possa essere, perchè solo questa è in grado di risolvere qualsiasi situazione difficile ci venga data da affrontare.
Una scrittura nitida e coinvolgente dà voce a una delle protagoniste più forti della letteratura contemporanea e terrà incollati alle pagine sia i ragazzi che gli adulti. L’anno in cui imparai a raccontare storie è già un classico.
L'autrice vuole mettere in evidenza che non sempre la realtà è come sembra: nella facciata di una bambina vispa e allegra si può nascondere una rabbia incontrollabile che la trasforma in una bulla e in una persona determinata a tutto pur di avere quello che vuole a modo suo.
Ma allo stesso tempo un uomo solo, trasandato e minaccioso può esser semplicemente un soldato spezzato che ancora non è venuto a patti con quello che ha affrontato, ma che è disposto a tutto pur di aiutare chi vede in difficoltà. Non bisogna mai giudicare una persona dall'aspetto, prima di esprimersi al riguardo bisogna almeno conoscerla.
Annabelle per i suoi dodici anni è una bambina tremendamente testarda e determinata: crede nella bontà degli altri e se vede qualcuno in difficoltà è pronta a tutto pur di aiutarlo.
Purtroppo però nella vita nulla è facile e le piccole bugie che racconta per cercare di risolvere una situazione già tremendamente ingarbugliata, non fanno che creare una matassa intricata ancora più difficile da risolvere.
L’anno in cui imparai a raccontare storie è una storia che spezza il cuore ma che porta con sè una lezione importante da tenere bene a mente: bisogna sempre cercare di dire la verità, per quanto dura e complicata possa essere, perchè solo questa è in grado di risolvere qualsiasi situazione difficile ci venga data da affrontare.
TRAMA:
Anna Fox vive rinchiusa nella sua casa di New York e la sola idea di mettere piede fuori dalla porta rischia di provocarle un attacco di panico.
Passa le sue giornate vagando da una stanza all’altra con un bicchiere di Pinot in mano, chattando con uomini sconosciuti, guardando vecchi film noir – la sua passione – e soprattutto… spiando i vicini con l’aiuto della sua Nikon D5500. Nel mirino ora ci sono i Russell, che da poco si sono trasferiti nella villetta al lato opposto del parco. Una madre, un padre e un ragazzino adolescente: la famiglia perfetta, quella che Anna rivorrebbe con sé.
Una notte però alla finestra dei Russell, Anna assiste a qualcosa di terribile, qualcosa di così sconvolgente che sgretolerà il suo fragile equilibrio e metterà a nudo la verità che ha sepolto per mesi.
Ma il giorno dopo un dubbio spaventoso si insinua nella sua mente: la scena che ha visto è reale o frutto della sua immaginazione? Qualcuno è davvero in pericolo o a terrorizzarla è solo la sua paranoia?
La narrazione del romanzo parte lenta, si limita a mettere le basi della storia contestualizzando la vita di Anna, e poi improvvisamente prende il via, cambiando completamente il ritmo, il quale diventa sempre più serrato e sempre più claustrofobico.
L'autore si serve di ben due misteri per tirare i fili della storia: in primis il lettore è curioso di sapere cosa è davvero successo ad Anna per farle nascere l'agorafobia e per averla allontanata dalla sua famiglia, dalla quale non sembra desiderosa di tornare poichè non fa nulla per migliorare la sua situazione.
Il secondo motivo per cui il lettore è spinto a continuare a leggere la creatura di A.J. Finn è scoprire se tutto quello che la donna afferma sia una sua semplice allucinazione, oppure sia stata davvero la testimone di qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e quindi sia in qualche modo in pericolo.
La donna alla finestra è senza dubbio un thriller degno di nota, che tesse magistralmente una fitta tela di misteri e mezze verità e riesce a mantenere una storia serrata, che non permette al lettore di lasciare nemmeno per un attimo il libro.
Cosa ne pensate? Ne vorreste leggere qualcuno?
Siete passati dalla Stamberga d'Inchiostro per i consigli di Sandy? Vi controllo eh!
Onestamente mi ispirano molto tutti e tre, perché la componente psicologica (che per me è sempre basilare) sembra essere il fulcro stesso di tutti questi romanzi... ma forse "Eleanor Oliphant sta benissimo" è quello che sceglierei di leggere per primo! *_____*
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