lunedì 30 dicembre 2019

Review "Il nome del vento" di Patrick Rothfuss

Buon salve bookspediani.
Oggi iniziamo l'ultima settimana di dicembre (che comprende praticamente due giorni) con un romanzo che non è solo una meraviglia per la veste in cui appare, ma anche per la storia che ci racconta, ossia "Il nome del vento" di Patrick Rothfuss.


Titolo: Il nome del vento
Autore: Patrick Rothfuss
Editore: Mondadori

Genere: Fantasy
Data di uscita: 26 Novembre 2019


«Era a due dozzine di piedi da me, ma riuscivo a vederlo perfettamente nella fievole luce del tramonto. Era un Chandrian, un distruttore, e aveva appena massacrato la mia famiglia.»

Questa nuova edizione ci porta ancora più a fondo nel mondo inimitabile di Patrick Rothfuss, con numerosi materiali inediti: scritti dell'autore e dell'editore; decine di sbalorditive illustrazioni di Dan Dos Santos; nuove meravigliose mappe di Nathan Taylor; una postfazione della celebrata autrice Jo Walton; infine appendici completamente illustrate sulla storia, le valute, il calendario dei Quattro Angoli della Civiltà, insieme a una guida completa alla pronuncia dei nomi, dei luoghi e dei termini specifici dell'universo del Nome del Vento . Questo romanzo è un'esperienza ineguagliabile nella letteratura fantasy: la storia di un eroe raccontata dalla sua viva voce. È un racconto di dolore e di sopravvivenza, ma soprattutto è il racconto di un uomo in cerca del senso del suo universo, e di come quella ricerca – e l'indomabile volontà che l'ha guidata – ha dato vita alla leggenda.


IL MIO VOTO




Il nome del vento è uno di quei romanzi da cui sono sempre stata attratta, ma che alla fine non ho mai trovato occasione per leggere spaventata dalla mole di pagine e dal poco tempo a disposizione. Ci sono parecchie versioni di questo libro arrivate in Italia ma a questa edizione dedicata al decimo anniversario dalla sua uscita non ho proprio saputo resistere e così mi sono lasciata convincere ad immergermi in questa storia e ormai, dopo aver letto mattoncini su mattoncini, la mole delle pagine non mi terrorizzava più anche perchè basta iniziarlo per capire che ci si trova davanti ad una storia interessante, che stuzzica l'interesse e che quindi spinge il lettore a continuarla, ma anche di front ad uno stile molto poetico ed evocativo che è tuttavia fluido e scorrevole, non annoia mai e anzi cattura il lettore nella sua rete e non gli permette di scappare se non alla fine, quando ormai non vuole più uscire da quella rete e quindi dalla storia stessa creata dall'autore. Essa inizia in un giorno come tanti per Kote, un locandiere che si occupa della locanda della Pietra Miliare, un uomo tranquillo che sta sulle sue e che non rivela nulla di sè, ma che nasconde un passato assai importante. La sua vita tranquilla infatti viene scossa dall'arrivo di un Cronista, un uomo che ha sentito tante leggende su di lui e che vuole scrivere la sua storia, una volta per tutte, senza più badare a leggende o a mezze verità. E Kote, che in passato ha avuto tanti nomi ma è nato come Kvothe, inizialmente non vuole aprirsi all'uomo, vuole che il suo passato rimanga proprio in esso perchè ormai è lontano e soprattutto difficile da ricordare, ma poi cambia idea e decide di raccontare quello che lo ha reso di fatto un eroe, un uomo conosciuto ovunque e quindi cosa lo ha spinto ad essere semplicemente un uomo, un locandiere. Ecco quindi che Kvothe inizia a raccontare la sua storia al Cronista e al lettore stesso, che si ritrova catapultato nella sua vita e vuole conoscerla da vicino.


L'autore decide di presentarci Kvothe quando ormai è una persona completamente diversa, non è l'eroe di cui tutti parlano ma è semplicemente un locandiere che vuole restare nascosto e vuole avere una vita semplice, accanto ai suoi amici e in particolare a Bast, colui che conosce la sua vera identità e supporta il suo volerla tenere nascosta. E' chiaro che egli è avvolto quindi da un mistero che incuriosisce perchè si vuole conoscere la sua storia, come è diventato un eroe, un musicista e tanto altro ma soprattutto perchè ha deciso di vivere una vita tranquilla. L'arrivo del Cronista in città è sicuramente propizio perchè è lui che spinge Kote a raccontare la sua storia, un passato non semplice da leggere perchè veniamo a conoscenza del fatto che non ha avuto una vita facile, come del resto tutti gli eroi, i quali devono affrontare prove difficili per arrivare ad essere ciò che sono destinati a diventare. Kvothe era solo un ragazzino, abituato a vivere alla giornata con i genitori che si spostavano da una parte all'altra, quando ha perso la sua famiglia e quindi inevitabilmente una parte di sè. Per anni ha vagato come se fosse un fantasma, non comprendendo bene quali fossero le proprie possibilità e soprattutto che fare della sua vita, fino a quando ha deciso di risvegliarsi dal suo stato quasi vegetativo e ha deciso di andare alla famosa accademia da cui aveva sentito parlare da Abenthy, un uomo con cui aveva trascorso qualche tempo quando la sua famiglia era ancora viva. Quindi assistiamo alla voglia di Kvothe di provare il suo valore all'Accademia, una scuola in cui si può apprendere di tutto, dalla grammatica alla matematica alla magia stessa, il vero obiettivo del nostro protagonista, intenzionato ad avere il nome del vento e a poterlo usare per se stesso. L'accademia è solo il suo punto di partenza per una nuova e difficile vita, momenti in cui lo vediamo apprendere tutto ciò che può, lo vediamo alle prese con amici e nemici e con continue difficoltà che hanno contribuito a farlo diventare quello che è oggi. Dunque è facile amare un personaggio come lui, immergersi in tutto il suo dolore e in tutta la sua voglia di dimostrare il suo valore, così come vederlo alle prese con gli amici, i nemici e i primi amori. L'autore fin da subito ci mostra un personaggio fragile, imperfetto, che non diventa certamente perfetto durante gli anni, ma diventa una persona di cui essere fieri, come se fosse un amico.


Proprio per la vastità di questo mondo e per il fatto che si sviluppa in più archi temporali narrativi, ci sono tantissimi personaggi che compaiono all'interno di questa storia, personaggi che in positivo o in negativo vengono impressi nella mente del lettore. Devo ammettere di essere stata fin da subito molto curiosa della presenza del Cronista e della sua voglia di sapere la vera storia di Kvothe, un uomo che non si è certamente fatto fermare da un no, che ha dimostrato la sua bravura e ha accettato tutte le condizioni possibili per avere la verità: Kote infatti fin da subito chiarisce che gli serviranno tre giorni per raccontare la sua storia e sembra quasi volersi dare arie, visto che persone molto più anziane di lui e molto più importanti lo hanno fatto in minor tempo, ma del resto ogni storia per essere raccontatata bene ha bisogno del suo tempo e in qualche modo il Cronista rappresenta anche il lettore stesso perchè Kote racconta la storia a lui e di conseguenza a noi. Accanto al nostro protagonista c'è Bast, un personaggio che ignora ogni dettaglio della sua storia e che quindi, quando la sente raccontata per la prima volta, non può che sentirsi quasi in colpa per non averla saputa e non trova nemmeno le parole per consolare l'amico, che non ha bisogno di conforto perchè ormai il passato non si può cambiare, ma solo di supporto per continuare ad essere quello che è diventato.
Ci sono ovviamente tanti altri personaggi e ognuno di essi è essenziale per la storia poichè finisce per plasmare il carattere di Kvothe e per influire sul suo destino. 
Impossibile inoltre non nominare le donne che il nostro protagonista incontra nella sua vita, alcune semplicemente delle cotte, altre essenziali per lui e per la sua crescita come persona e come eroe da tutti conosciuto.


Ci troviamo tuttavia di fronte ad un fantasy e come tale abbiamo quindi un worldbuilding che fa da contorno a questi personaggi, un mondo ben costruito e ben approfondito ma di fatto molto semplice e facile da seguire: sappiamo infatti che il mondo in cui vive Kvothe è costituito dalla magia e che questa si può apprendere, così come esistono personaggi pericolosi e nemici pronti a tutto per impedirgli di avere successo o pronti ad eliminarlo, così come tanti altri che si mettono nella loro strada. Dunque è immediato conoscere questo mondo per la sua semplicità ma anche per le descrizioni molto evocative dell'autore.
E' infatti lo stile di Rothfuss ad essere il vero asso nella manica di questo romanzo: l'autore ha una prosa poetica, evocativa e ricercata ma allo stesso tempo molto facile e semplice da seguire, insomma ci troviamo davanti ad una penna decisamente unica, che ci trasmette grandi emozioni in prima persona perchè per la scelta di far narrare la storia al suo personaggio principale è come se il lettore stesso diventasse il protagonista e quindi si trovasse a provare tutte le sensazioni di Kvothe in prima persona, un elemento davvero unico e un dettaglio che quasi mette paura perchè, una volta finito il libro, ci si ritrova quasi orfani, come se fossimo stati privati di qualcosa. Dunque la storia creata dall'autore è molto semplice, non contiene grossi colpi di scena ne molte scene di azione, la trama si svolge in modo lineare e in questo senso diventa quasi prevedibile capire la direzione che intraprenderà l'autore, ma è il suo stile a rendere questa lettura un'esperienza davvero unica.


Il nome del vento, come vi dicevo, è un libro già arrivato in Italia, tuttavia questa edizione che celebra i dieci anni trascorsi dalla sua prima pubblicazione in lingua originale vanta contenuti inediti davvero incredibili, che per chi si approccia per la prima volta a questa lettura, rende l'esperienza ancora più approfondita. Oltre al fattore estetico, che sicuramente è ciò che colpisce a prima vista, che vanta di una splendida copertina e di pagine colorate di rosso, al suo interno troviamo dei glossari per aiutarci a comprendere la pronuncia dei nomi dei personaggi, delle mappe che ci fanno seguire ancora più da vicino dove la storia prende vita, delle piccole curiosità e spiegazioni su come è nata la trama e in quanto tempo si è sviluppata e dulcis in fundo delle bellissime illustrazioni che ci fanno vedere proprio i personaggi, facendoceli sentire ancora più vicino a noi e quindi vederli durante la lettura aiuta ad entrare ancora di più in questa storia semplice ma di grande, grandissimo effetto. Questo libro ovviamente è solo il primo di una trilogia, dettaglio che certamente può scoraggiare visto la mole di pagine e sapendo in particolare che il terzo libro ancora deve uscire, tuttavia in questi giorni di feste, dove ancora non si è nel pieno delle letture e dove siamo in una piccola fase di pausa dalle nuove uscite, io invito a dare assolutamente una possibilità a questa storia, che è ricca di dettagli e descrizioni e soprattutto di pagine, si prende tanto dal lettore ma sa anche come ricompensarlo e come farlo sentire parte integrante di questa storia e, alla fine, lascia la voglia di sapere ancora di più su Kvothe e sul suo passato.




Non perdetevi le altre recensioni:


si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio.







1 commento:

  1. Ciaoooooo! Finito da pochissimo e direi che la mia voglia di fantasy per ora è stata saziata ahahaha (qui la mia recensione).
    Mi è piaciuto moltissimo, dall’inizio a più o meno tre quarti (l’ultima parte, sarà che non sopporto la bella di turno, ma mi è sembrata molto più lenta e noiosità… Speriamo il rapporto tra i due migliori nei seguiti). La cosa che senza dubbio ho amato maggiormente è la miriade di dettagli che Rothfuss ha inserito per caratterizzare questo mondo: dalla passione per la musica, alle tradizioni, alla valuta, alla droga. Straordinariamente dettagliato e ammaliante, ma del resto come si fa a non amare un protagonista come Kvothe e una storia che lo riguarda?
    Non vedo l’ora di leggere il secondo e spero Rothfuss si decida presto a far uscire il terzo ahah.
    Un abbraccio, Rainy

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