Bookspediani oggi vi parlo di "I quaderni botanici di Madame Lucie" di Mélissa Da Costa
Titolo: I quaderni botanici di Madame Lucie
Autore: Mélissa Da Costa
Editore: Rizzoli
Genere: Fiction
Data di uscita: 6 Marzo 2021Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.
IL MIO VOTO
La protagonista di questa storia è Amande, una donna di trent'anni la cui vita è stata completamente stravolta. Amande infatti aveva tanti piani, era pronta ad accogliere la figlia con suo marito e ad avere una nuova vita piena di prime volte, purtroppo però il destino ha voluto diversamente poichè il marito perde la vita in seguito ad un incidente e Amande, per lo shock, perde la bambina e questo ovviamente non può che annientarla totalmente. Non le è di nessun conforto nemmeno la casa in cui abita, dove ci sono troppi ricordi del marito e della bambina che stava per arrivare per cui la sua idea è quella di andare in una casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne, lontano da tutto e tutti. E in effetti in campagna ottiene proprio quello che vuole, il buio e il silenzio come se stesse scontando qualche punizione. Non ha televisione o internet, il suo unico collegamento col mondo è il cellulare che non sempre prende e che non sempre si ricorda di caricare, per cui è completamente isolata, proprio come vuole. Eppure continua a restare in contatto con la famiglia del marito, quella che l'ha accettata praticamente come figlia visto che non ha un buon rapporto con la madre, e soprattutto la figlia della donna a cui apparteneva la casa spesso si fa viva, prima per prendere degli scatoloni della donna e successivamente perchè lei e Amande diventano quasi amiche ed è proprio indirettamente tramite Julie che Amande trova una nuova occupazione ossia occuparsi della terra della donna, piantando fiori e piante per dare loro una seconda occasione, quella che al momento non riesce a dare a se stessa. Insieme ad un nuovo amico, un gatto che si autoinvita nella vita di Amande, la donna proverà a fare la cosa più difficile di tutte: accettare di andare avanti e riprovare a tornare alla vita, anche nonostante tutto ciò che ha perso. Inutile dire quindi che il dolore di Amande, specie nella prima parte del libro, è forte e investe in pieno il lettore. Vani sono i suoi tentativi di escludere il mondo così come vani sono i tentatavi di crogiolarsi nel suo dolore, come il tempo cambia e i fiori crescono, così anche lei trova a poco a poco la forza di aiutare anche altre persone che la circondano ma anche se stessa, cercando di apprezzare quello che ha perso nella sua totalità ma anche aprendosi, come può, al suo futuro.
L'argomento che affronta Melissa Da Costa non è affatto semplice. L'autrice infatti ci parla di una donna che ha perso il marito a causa di un incidente e poi la figlia, che ha conosciuto per qualche minuto e a cui poi ha dovuto dire addio. Affrontare una perdita del genere non è facile e Amande non può che volersi allontanare da casa e dalla vita che conosce, per crogiolarsi nel suo dolore. Non c'è un manuale che ci dice come affrontare il lutto di persone a noi care, c'è solo una donna che tenta di fare del suo meglio per andare avanti, senza di fatto farlo perchè la vita di Amande non si può definire vita. Ma questi momenti sono naturali, l'importante è non chiudere definitivamene la porta alle seconde occasioni e riprovare a tornare alla vita. La storia infatti ci racconta di una donna che affronta il lutto, così come una depressione forte, ma che cerca di salvarsi da sola e lo fa accettando di tornare alla vita, aprendo a poco a poco la porta che ha chiuso e cercando di capire che anche altri attorno a lei stanno male, come i genitori di suo marito che aiuta esattamente come loro hanno sempre fatto con lei. Non rifiuta i ricordi dell'uomo che ha perso, non può che tenerseli stretti, così come le occorre tempo per aprirsi, per accettare che la vita va avanti ma è proprio questo il tema del libro: capire che anche nei momenti più difficili è possibile ricominciare, si deve andare avanti per quanto faccia male e si deve essere disposti ad avere una seconda occasione, proprio come Amande e la donna trova la forza di farlo anche grazie ai fiori, un altro filo conduttore della storia stessa.
Devo essere sincera, la prima cosa che mi ha incantato di questo libro è stata la copertina, ma una volta che l'ho iniziato me ne sono subito innamorata perchè ha qualcosa di davvero speciale al suo interno. La protagonista Amande è una donna che ha bisogno di scappare dalla sua vita perchè deve elaborare il lutto che ha subito, ha perso il marito e successivamente per lo shock la bambina che portava in grembo e questo non è facile da accettare, così come non è facile superare il lutto e la depressione che può nascere ed è per questo che la sua scelta di allotanarsi da quella casa che ha condiviso col marito, non può che essere accettata. Amande infatti si trasferisce in campagna, dove può stare in pace e lontano da tutto e da tutti, nella vecchia casa di una signora che amava la terra e pinatare infatti piante e quanto altro, un passatempo che Amande impara presto, se non altro per passare il tempo e per costruire nuovamente qualcosa. La metafora di Amande e dell'orto stesso diventa essenziale perchè come quei fiori che vengono piantati e che nascono a poco a poco, con tanta cura e tempo, Amande deve imparare in pratica a rinascere e a sbocciare di nuovo, ad aprirsi nuovamente alla vita e quindi come i fiori anche lei ha bisogno di tempo e di cure per poter sbocciare e concedersi una seconda occasione. Lo stile dell'autrice è delicato quanto un fiore, semplice come piantare dei semi e non può che far innamorare il lettore della storia, una realtà che purtroppo si può sentire molto vicino e che non può che far scendere una lacrima per quanto è semplice, ma incredibilmente intensa. La storia di Amande è un po' la storia di tutti noi, di una donna che vuole solo accettare la morte del marito e della figlia che non ha mai conosciuto e andare avanti, a piccoli passi, come è giusto che sia. E' una storia di seconde occasioni, di ritorno alla vita e di come anche solo prendersi cura di fiori e piante possa in qualche modo aiutare e far tornare il sorriso, così come la voglia di tornare a vivere e questo non mai da sottovalutare.
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