Agata è la protagonista di questo romanzo, una ragazzina che si distingue dalle altre, anche se lei non vorrebbe, per via delle sue tante stranezze. Agata infatti non ama cose semplici come il tè o i cani, non ama parole che possono implicare più di un significato e quindi sono difficili per lei da capire, non ama essere abbracciata o i luoghi pieni di persone, insomma sono tante le sue stranezze eppure lei vorrebbe essere normale, come tutte le altre, così da avere anche lei per una volta degli amici. A casa la situazione non è delle migliori: l’unica persona a prendersi cura di lei è la madre, che non sempre la capisce e soprattutto la vorrebbe uguali a tutte le altre, proprio perché più facile da gestire. Anche gli uomini nella vita della madre non sono diversi dagli altri, non la accettano e questo non fa che sentire Agata ancora più fuori posto. La sua vita cambia quando arriva Vera, la nuova vicina di casa che sa come comportarsi con lei e che le mostra come, essere diversi, non comporta nulla di che, bisogna accettarsi per quello che si è. E di questo Agata ne avrà prova anche con Paolo, un ragazzino con cui va subito d’accordo perché simile a lei, che la spinge ad osare e a combattere le sue battaglie perché essere diversi non significa meritarsi di vivere la propria vita come outsider, bisogna sempre spiccare, anche con le tante stranezze che ci si porta dietro.
È impossibile non amare Agata, una bambina che non ha paura di mostrarsi per chi è, ci si affeziona subito a lei e la si vorrebbe stringere per rassicurarla, anche se lei lo odierebbe.
È un personaggio decisamente realistico, non solo per come ci viene mostrata, ma anche per il contesto in cui vive, perché non viene capita dai compagni di classe così come non viene capita della madre e questo purtroppo accade anche nella realtà, a volte però si ha la fortuna di avere amici e genitori che fanno uno sforzo in più per comprendere le persone che amano e questo non può che lanciare un bel messaggio, sia ai lettori più giovani che a quelli più grandi.
L’inventario delle mie stranezze è un libro che si legge in un attimo, non è un romanzo corposo, tuttavia è una storia che è destinata a restare nel cuore del lettore anche dopo che si è conclusa la lettura.
Silvia Pillin si fa amare fin da subito per questa bellissima storia sulla sindrome di Asperger, abbiamo decisamente bisogno di più storie come questa, storie che sono indicate per i ragazzi, ma che sanno come emozionare anche il lettore più adulto, proprio come è successo con me. La sua penna è molto semplice e delicata, tuttavia non esita a far vedere entrambi i lati della medaglia e quindi sia la parte più bella che quella più brutta di questa condizione, in modo tale da spiegarci davvero cosa accade ad Agata e a tutte le persone che la circondano. L’amicizia è un punto fondamentale di questa storia: Agata infatti vorrebbe diventare amica di tutte le sue compagne di classe, così come vorrebbe tanto piacere a sua madre ed esserle amica ma non sa come fare e come parlare la loro lingua, sarà solo grazie a Vera, una vicina di casa speciale, che capirà cosa significa essere compresa e poi grazie a Paolo, che viene chiamato da tutti Spettro proprio per la sua situazione, che capirà la vera amicizia.
In questo libro non possiamo che vedere la crescita di Agata e il suo rendersi conto di non essere come tanti altri, di avere qualche stranezza, ma del resto la normalità è solo una parola e soprattutto è sopravvalutata.
Silvia Pillin mi ha davvero conquistata con questa storia, una lettura delicata e profonda che parla di qualcosa che non deve essere considerato un tabù, che ci fa capire che è bello avere stranezze, una lettura indimenticabile che a mio avviso tutti dovrebbe leggere almeno una volta nella vita.
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