domenica 18 agosto 2019

Recensione "Tra di noi una vita intera" di Melanie Levensohn

Bookspediani, vi do la buona notte con la recensione di "Tra di noi una vita intera" di Melanie Levensohn, un'ultimissima uscita edita da Corbaccio.

Tra di noi una vita intera di [Levensohn, Melanie]

Titolo: 
Tra di noi una vita intera
Autore: Melanie Levensohn
Editore: Corbaccio
Genere: Historical Fiction
Data di uscita: 6 Giugno 2019



Parigi, 1940. Judith, giovane studentessa ebrea, è minacciata dall’occupazione nazista ed è ormai costretta a vivere in clandestinità. Insieme al fidanzato Christian, figlio di un ricco banchiere, progetta una fuga in Svizzera ma, a poche ore dalla partenza, il suo nascondiglio viene scoperto e lei deportata. Da allora non si sa più nulla di lei.
Montreal, 1982. Jacobina non ha mai avuto un buon rapporto con il padre e sono decenni che vive a Washington, ma adesso il padre è in punto di morte e le ha chiesto di andare al suo capezzale per farsi fare una promessa solenne: Jacobina deve impegnarsi a cercare Judith, una sorellastra di cui lei ignorava l’esistenza e che il padre ha visto per l’ultima volta a Parigi prima della guerra e prima di abbandonare la Francia per rifarsi una vita in Romania.

Washington, 2006. Béatrice, parigina, lavora alla Banca Mondiale e si è trasferita da poco negli Stati Uniti. Nonostante il lavoro massacrante, Béatrice opera anche come volontaria in un centro di assistenza. Le viene affidata una signora anziana, Jacobina, che vive da sola e che non sembra provare alcuna simpatia per chi la assiste: ma quando scopre di avere di fronte una ragazza francese decide di mantenere finalmente la promessa fatta al padre e le chiede di aiutarla a trovare notizie della sorella mai conosciuta. La storia narrata da Jacobina spinge Béatrice ad avviare una ricerca attraverso i decenni e i continenti, una ricerca che la porterà a scoprire una verità che la coinvolge ben più di quanto non pensi.


IL MIO VOTO


Il romanzo di Melanie Levensohn rientrava assolutamente tra i recuperi da fare per questo mese, una lettura che già mi aveva conquistata dalla trama e, dopo aver sentito alcuni pareri davvero entusiastici, non potevo che leggerlo e divorarlo in poche ore. Anche in questo caso la tematica di base fa riferimente alla seconda guerra mondiale e a cosa significa essere ebreo in un periodo storico estremamente buio e difficile. Onestamente non mi stanco mai di leggere libri a riguardo poichè ogni autore dà la sua persona interpretazione, scegliendo sì di ambientare la sua storia in un periodo ben noto a tutti, ma ovviamente sono poi i personaggi a differenziare la trama e il suo svolgimento, dando così vita a romanzi indimenticabili e questo certamente fa parte di questa categoria, qualcosa di estremamente difficile da dire per me ultimamente, poichè nell'ultimo periodo sono incappata in letture che mi sono piaciute, ma che non mi hanno fatto davvero impazzire, mentre invece con il romanzo di Melanie Levensohn è stato un vero colpo di fulmine, non solo per la scelta dell'ambientazione, ma per aver dato voce a tre protagoniste donne tutte estremamente diverse tra loro, ma accumunate dal fatto che vogliono decidere loro come vivere la loro vita, senza che ci sia un governo o un uomo o una società a definire cosa possono o non possono fare.
E' arrivato quindi il momento di conoscere meglio Beatrice, una ragazza che vive in America nel 2006 e che entra in contatto per caso con Jacobina grazie ad un'associazone di volontariato, un'ormai anziana signora che nel lontano 1982 aveva promesso al padre, in fin di vita, di trovare la sua sorellastra, cosa che non ha mai fatto ma che vuole fare ora, che altri non è che Judith, una ragazza ebrea vissuta a Parigi nel 1940 durante la seconda guerra mondiale.


Al principio conosciamo una Jacobina nel 1982, quando si trova a Montreal con il padre in fin di vita, un uomo con cui non è mai andata d'accordo, il quale poco prima di lasciarla le rivela che ha una sorellastra, una ragazza che l'uomo non voleva abbandonare ma è stato costretto a causa della guerra e a causa delle leggi raziali dei nazisti contro gli ebrei, che hanno impedito all'uomo di tornare a Parigi a trovare la figlia e la donna che amava a quell'epoca. Jacobina promette al padre di cercarla, ma il tempo passa senza che la ragazza faccia mai nulla, perchè di fatto l'uomo non ha mai fatto niente per lei, per cui non vede motivi per mantenere la parola data. Sarà solo nel 2006, quando ormai Jacobina è sola e abbandonata a se stessa, con pochissimi soldi e poche occasioni per uscire di casa, che nella sua vita entrerà una ragazza incredibile, che la spingerà a mantenere finalmente la parola data al padre.
Ad entrare nella sua vita è Beatrice, una ragazza che lavora alla Banca Mondiale di Washinton e che per caso decide di dedicare il suo tempo a Jacobina, trovando nella donna una persona scontrosa, ma a cui inizia ad affezionarsi velocemente e che accetta di aiutare, principalmente per allontanarsi dalle preoccupazioni per il suo lavoro e per la sua vita privata: nessuna delle due infatti sta andando a gonfie vele e aiutando Jacobina, non per avere qualcosa in cambio, ma semplicemente per rendersi utile, dimostra di poter almeno essere padrona di fare qualcosa.


Beatrice infatti è costantemente controllata da Michael, il suo capo, il quale non ascolta mai i suoi consigli e quando succede il peggio se la prende con lei, facendo capire chiaramente che una donna non può saperne di più di un uomo. Nella vita privata invece è il suo compagno, Joaquin, a prendere tutte le decisioni sulla loro vita: l'uomo ha già una figlia adolescente e sembra che tutto ruoti attorno a lei, mette lei al primo posto ma non per amore, semplicemente perchè è una ragazzina viziata che sa come ottenere quello che vuole e di fatto Bea non si può permettere di dire nulla, perchè non è nessuno per la ragazza, se non qualcuno che sta frequentando il padre.
Joaquin poi è totalmente concentrato sul lavoro, mettendo questo prima di Bea, come se fosse l'unico a lavorare e se ogni piccolo problema fosse un'emergenza. L'uomo di fatto da per scontata Bea, la quale si sente incastrata in una vita che ormai le sta stretta ed è per questo che si lancia subito nell'impresa di trovare Judith, la sorellastra di Jacobina.
La parte dedicata a Judith è sicuramente quella più forte: la ragazza deve prendersi cura della madre, la quale non è più la stessa dopo la scomparsa del padre, e allo stesso tempo studiare e lavorare, per portare qualche soldo a casa. Intanto la minaccia di Hitler e la sua crociata contro gli ebrei incombe sempre di più, togliendo a Judith la possibilità prima di lavorare e poi di studiare, ma allo stesso tempo costringendola a lottare per restare in vita. L'unica cosa positiva nella sua vita è la presenza di un uomo che la ama con tutto se stesso, ma che non può farla conoscere alla famiglia proprio perchè ebrea, qualcosa che non cambierà mai e che metterà in costante pericolo la ragazza.


Inutile dire che le tre donne dimostrano una grande forza d'animo e un grande spirito combattivo: nessuna di loro si arrende al proprio destino, tutte lottano con le unghie e con i denti contro le ingiustizie e soprattutto vogliono far sentire la propria voce, sia allora nel 1940 sia oggi nel 2006, perchè non sono diverse da nessuno e meritano di essere trattate allo stesso modo dagli altri, senza pregiudizi.
E' impossibile non fare il tifo per tutte e tre le donne di questa storia, anche se io mi sono sentita molto più vicina a Bea e forse il fatto che sia così vicina al mio tempo ha certamente influito. Il percorso di Bea in questa storia è incredibile poichè passa dall'essere una donna che si accontenta di un lavoro che apprezza, ma di cui ha perso interesse, e di un uomo che non la mette mai al primo posto per paura di non trovare di meglio. Durante la narrazione Bea, spinta da Jacobina e dalla visione di una donna sola e piena di rimpianti, troverà la sua strada e inutile dire che io ho tifato per lei dall'inizio alla fine.
Judith incarna certamente la parte più emotiva e triste della storia, fa fisicamente male leggere il suo punto di vista, amplificato dal fatto che viene narrato in prima persona, a differenza degli altri due che vengono narrati in terza persona, come se il lettore stesso vivesse le sue paure, ma anche la sua voglia di lottare contro le ingiustizie. Jacobina invece non mi ha convinto fino in fondo, il suo personaggio è forse quello meno approfondito, ci appare come una donna piena di rimpianti e tanto bisognosa di affetto, ma anche di perdono.


Tra di noi una vita intera è un romanzo che ho letto davvero in poche ore, tanto ero rapita dalla storia, anche se devo dire che lo stile di Melanie Levensohn si avverte essere ancora un poco inesperto e quindi la penna non risulta del tutto scorrevole, ma non ci si presta troppo attenzione perchè davvero incuriositi dalla piega della vicenda, che spazia da Parigi a Washington e che comprende una storia che parla di amore, che parla di rimpianto e di perdono, di rinascita, ma anche di paura, di sofferenza e soprattutto casi del destino impossibili da prevedere, ma che in qualche modo collegano perfettamente queste tre donne, dando vita a qualcosa di davvero unico. Ammetto che questo non è un romanzo perfetto, ci sono un paio di dettagli da rivedere, tuttavia Melanie Levensohn ha dato vita ad una storia in grado di regalare davvero tante emozioni, una storia che porta a riflettere su quanto è stato difficile essere un ebreo, una persona semplicemente con un pensiero diverso, durante la seconda guerra mondiale e quanto quindi ha dovuto soffrire vedendosi privato della propria libertà, ma soprattutto della propria vita. L'autrice porta a riflettere il lettore su quanto sia difficile ancora oggi trovare la propria voce e quanto sia indispensabile farlo, per non accontentarsi e per non sentirsi mai inferiore a nessuno. E' impossibile non affezionarsi a questi personaggi, che entrano nella nostra vita e diventano in qualche modo nostri amici, per cui salutarli alla fine della lettura è davvero difficile. Così come non è facile leggere la conclusione dolce amara di questa storia, che del resto ha un sapore molto più simile alla realtà per la sua imperfezione e per le sue scelte narrative dolorose, ma giuste. Tra di noi una vita intera è un romanzo che non posso che consigliarvi, una lettura sottovalutata che merita quanta più attenzione possibile per le sue protagoniste e per le tematiche che tratta, quindi non fatevelo scappare!




si ringrazia la casa editrice

per la copia omaggio


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