Titolo: Era solo un selfie
Autore: Cristina Obber
Editore: Battello a vapore
Genere: Libri per ragazzi
Data di uscita: 12 Aprile 2022
Anita è l'unica ragazza della squadra di pallanuoto del suo paese, è appena diventata capitana ed è innamoratissima di un suo compagno di allenamento. Quando è da solo con lei, Ste è dolcissimo, ma cambia appena si ritrova con gli altri maschi della squadra. Un giorno Anita si scatta una foto con altre ragazze davanti allo specchio dello spogliatoio e da quel momento, apparentemente insignificante, tutto comincia a cambiare
IL MIO VOTO
Anita è la protagonista di questa storia, una ragazza che è da poco diventata il capitano della sua squadra di pallanuoto e purtroppo non riesce a farsi rispettare, in particolare da un ragazzo che spesso la prende di mira e che la ostacola in tutto e per tutto, come se fosse lui il capitano. Ma Anita non se ne cura più di tanto, accanto a sè ha una famiglia sempre pronta a sostenerla e una migliore amica che le sta accanto in qualsiasi momento, soprattutto è pronta a darle consigli per quanto riguarda la cotta che si è appena presa per Ste, un suo compagno di squadra. E del resto la loro relazione inizia subito, sembra andare a gonfie vele ma spesso Ste ha atteggiamenti che non sono perfetti, qualcosa che Anita sente ma spesso lascia perdere perchè è innamorata e non vuole perdere quel ragazzo con cui sente di stare così bene per piccoli momenti no. E proprio per mantenere quel rapporto, decide di accontentarlo e fare uno scatto destinato a rimanere privato, del resto senza fiducia non esiste una relazione, quindi Anita si fida di lui, sbagliando purtroppo e ritrovandosi presto ad essere una vittima, alla mercè di persone che non capiscono che mostrare una foto intima di una persona possa essere uno sbaglio, un qualcosa da cui non si torna indietro, ecco perchè l'amicizia di Clara si rivela fondamentale, così come il supporto dei genitori e in particolare della matrigna che è l'unica mamma che Anita abbia mai conosciuto e che si rivelerà essenziale in questa storia, una storia non facile da leggere ma necessaria.
Anita è quel tipo di personaggio in cui è facile rispecchiarsi, qualcuno che adora lo sport e che ha una migliore amica e una cotta per un ragazzo che presto diventa il suo fidanzato, insomma una persona perfetta all'esterno anche se non sempre è così visto le continue prese in giro di uno dei compagni di squadra e soprattutto la voglia di Ste di cambiarla per controllarla in qualche modo, quella persona che in un attimo si vede la vita distrutta ma non si arrende, continua a lottare per nuotare verso la superficie.
Era solo un sefie è una lettura che non lascia certo indifferenti, in particolare a causa del mondo troppo social in cui viviamo, dove ogni più piccola cosa finisce su internet e purtroppo ci resta per sempre. La Obber tramite questo romanzo parla davvero di tante tematiche e tutte estremamente attuali: in primo luogo mi sento di sottolineare la bellissima amicizia tra Anita e Clara e infatti sebbene sulla carta sia chiaro che la prima è la protagonista della storia, l'autrice si sofferma anche su Clara e sui problemi di bullismo che ha a scuola e quindi è bello vedere anche come lei abbia un riscatto perchè pronta a cambiare scuola e a rifarsi una vita. Con Anita vengono affrontate diverse tematiche come il farsi rispettare in squadra come capitano, cosa che non sempre accade, l'avere una storia che sembra magica ma il notare comportamenti imperfetti del proprio ragazzo, a volte troppo focalizzato su cosa potrebbero pensare gli altri, tanto da voler cambiare Anita, ed infine la questione più grave di tutte: venire privata della propria privacy per vendetta, come se fosse giusto condividere una foto destinata a restare privata solo perchè non si sta più insieme e ci si vuole vendicare, senza comprendere in primis che si rischia di rovinare una persona e in secondo luogo la gravità della situazione ed è importante il fatto che l'autrice faccia capire che non è Anita ad aver sbagliato, non si deve sentire una vittima, ma è solo qualcuno che si è fidato della persona sbagliata, non ha nulla di cui vergognarsi, deve solo lottare per riprendersi in mano la propria vita. Insomma "Era solo un selfie" è una lettura che risulta immediata, tosta e non sempre facile da leggere ma necessaria, soprattutto per il mondo di oggi e che io vi consiglio assolutamente, la Obber ha fatto davvero un lavoro incredibile.
INTERVISTA A CRISTINA OBBER
Com’è nato il progetto della collana Luna?
Nasce da un’idea dell’editor Elena Orlandi e di Roberta Marasco, autrice di Speciale Elsa.
Volevano una collana che raccontasse la bellezza dell’amore ma anche le difficoltà che fin da piccole ci si può trovare ad affrontare, tra tabù e pregiudizi. Sono molto fiera di farne parte.
1. Le tematiche affrontate nel romanzo sono tantissime e tutte molto attuali, ma la più importante è sicuramente quella dedicata al sentirsi tradita da una persona di cui ci si fidava e che ovviamente purtroppo cambia tutto, anche l’opinione che si ha di se stessa perché appunto ci si da la colpa di tutto, anche quando di fatto non lo è ed è qualcosa che purtroppo accade sempre di più, come mai hai scelto di parlarne?
Ho seguito molti casi di revenge porn, ho parlato con delle vittime, e so che è qualcosa che ti inghiotte come una voragine. Anita si sente in colpa perchè ha accettato che Ste registrasse quel video, si sente stupida e sposta su di sé la responsabilità. Lo fa perchè lo fa sempre la società intera. Di fronte a uno stupro ci chiedono come eravamo vestite, a che ora eravamo in giro, quanto abbiamo dato confidenza alle persone sbagliate. È difficile sottrarsi a questo subdolo pensiero collettivo. Ho scritto questo libro per aiutare a rompere il meccanismo, ci cade Anita, così forte e intelligente, ci posso cadere anche io, proprio perchè è un meccanismo culturale. E poi mi pare sempre importante ricordare che se qualcuno tradisce la tua fiducia, non sei tu quella sbagliata, e non ti ha tradito tutto il mondo.
2. C’è stata una parte più difficile da scrivere nella storia?
Forse il rapporto tra Clara e Anita è stata la parte più delicata. Volevo dare valore alla loro diversità senza nascondere che nelle relazioni di amicizia non è tutto sempre idilliaco. E volevo anche sottolineare quanto le amiche sanno sostenersi l’un l’altra. A volte su Instagram mi scrivono ragazze che vogliono aiutare un’amica in difficoltà ma non sanno come fare, mi pare una cosa bellissima. Si può stare bene anche senza avere un ragazzo, ma non senza amiche.
3. Io ho amato tantissimo Clara e questa loro amicizia: come hai sviluppato questo bellissimo rapporto tra le due ragazze?
Certamente per costruire lo sviluppo del loro rapporto è stato preziosa la mia esperienza nelle scuole che in tutti questi anni mi tiene in contatto con generazioni che per alcuni aspetti sono molto diverse dalla mia, per altri sono identiche, come nel bisogno di legami forti che sappiano condividere la vita che pulsa.
Nelle scuole mi invitano a parlare di stereotipi e violenza di genere, dunque si parla molto di sentimenti, relazioni, amore di coppia e amicizia. Nell’amicizia ci vuole Cura, ci vuole Attenzione reciproca. In un altro mio libro ho citato una frase di Simone Veil che dice «L’attenzione è la prima forma di amore», credo che sia proprio così.
4. Come descriveresti questo romanzo in cinque parole?
Domanda difficilissima! Potrei dirti «Anita e Clara siamo tutte noi».
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