Buona sera bookspediani.
Anche questa recensione è dedicata ad un romanzo uscito ieri, una lettura che merita tutta la nostra attenzione per le tematiche che affronta e per la meravigliosa, quanto dura, storia che ci racconta. Eccomi dunque pronta a parlarvi di L'apicultore di Aleppo" di Christy Lefteri edito da Piemme.
Titolo: L'apicultore di Aleppo
Anche questa recensione è dedicata ad un romanzo uscito ieri, una lettura che merita tutta la nostra attenzione per le tematiche che affronta e per la meravigliosa, quanto dura, storia che ci racconta. Eccomi dunque pronta a parlarvi di L'apicultore di Aleppo" di Christy Lefteri edito da Piemme.
Titolo: L'apicultore di Aleppo
Autore: Christy Lefteri
Editore: Piemme
Genere: Fiction
Data di uscita: 24 Settembre 2019
Data di uscita: 24 Settembre 2019
Le api non avevano segreti per Nuri, negli anni felici della sua vita ad Aleppo: le conosceva, ne sapeva interpretare le danze, i ritmi, l’incredibile miracolo della loro società perfettamente unita. Non come il suo paese, la Siria, che cade a pezzi; non come la sua famiglia, che da quando suo figlio, il piccolo Sami, è morto sotto le bombe, non esiste più. Afra, sua moglie, dopo la morte di Sami è rimasta cieca: nei suoi occhi che hanno improvvisamente smesso di vedere, Nuri rivede ogni giorno il suo stesso dolore, ma anche una ragione per lottare, per continuare a vivere. Per tornare, un giorno, a sentire la risata di Afra, che era la cosa più bella del mondo. Lottare per lei come per la piccola ape senza ali che adesso Nuri sta curando proprio lì, in un campo rifugiati in Inghilterra, dove sono arrivati dopo un viaggio sfiancante e dove ora sono in attesa di ricevere l’asilo politico che permetterà loro una nuova vita. Con la speranza di tornare un giorno a vedere il mondo con gli occhi di prima.
Ieri è stata una giornata di grandi uscite, di seguiti o di letture in particolare fantasy che si attendevano da tempo e posso comprendere che tra i tanti titoli proposti, il romanzo di Christy Lefteri sia sfuggito, ecco perchè ho deciso di parlarne oggi, perchè questa storia merita il giusto spazio e la giusta attenzione. Essa infatti ci parla di una coppia di siriani, Nuri e Afra, che hanno sempre amato la loro città e hanno sempre vissuto al suo interno. In Siria sono diventati quello che sono oggi, un apicultore lui e una pittrice lei, hanno prosperato e hanno vissuto una vita piena e felice, dando vita anche ad una famiglia vera e propria quando è nato il piccolo Sami. La loro felicità tuttavia è stata distrutta dalla guerra, la bellezza del loro paese è stata devastata dalle bombe e anche la loro stessa famiglia, poichè Sami non è riuscito a sopravvivere a questo luogo di devastazione e dopo la sua morte nessuno dei suoi genitori è più stato lo stesso. Afra infatti ha perso la vista, Nuri invece è entrato in modalità sopravvivenza e ha spinto la moglie a lasciare il loro paese per andare in Inghilterra, dove avrebbero avuto senza dubbio una vita migliore. Questa è quindi la storia del loro viaggio, un iter che non è mai stato facile e che ogni volta gli ha portato via qualcosa, ma che li ha fatti arrivare a destinazione, anche se ancora non sono sicuri di poter chiamare quel posto casa per via dei continui sguardi della gente e per via dei controlli del paese, che ancora devono stabilire se possono restare.
Christy Lefteri ci fa sapere fin da subito che il viaggio di Afra e Nuri è andato a buon fine, sappiamo già infatti che si trovano in Inghilterra e sono in attesa di sapere se possono restare in questo nuovo paese oppure no, tuttavia apprendiamo tramite Nuri, che è il solo e unico narratore di questa storia, quello che lui e la moglie hanno dovuto passare per poter arrivare a dove sono oggi. Attraverso delle sensazioni che percepisce oggi o semplicemente la vista di un paesaggio, Nuri torna con la mente al passato e fa tornare il lettore stesso alla sua vita precedente, una vita che è iniziata nel migliore dei modi, come tante altre, un'esistenza ricca e felice, caratterizzata dalla sua passione per le api e per la sua famiglia, fino a quando il suo paradiso è diventato un vero e proprio inferno sulla Terra.
Non è facile leggere e quindi assistere impotenti a quello che Nuri e Afra hanno dovuto sopportare, in primis la perdita del loro unico figlio e successivamente la voglia di tornare alla vita, perchè non aveva più senso senza un pezzo di loro. Afra si è lasciata totalmente andare, tanto è stato il trauma, ed è stato solo grazie a Nuri e alla sua insistenza che hanno lasciato la Siria per provare a trovare un paese in cui si potesse vivere, tuttavia il loro viaggio che passa dalla Turchia e la Grecia, fino ad arrivare alla loro destinazione finale, è ricco di insidie e di pericoli, un vero viaggio nel mistero, perchè partono con la speranza nel cuore, ma non sanno se davvero arriveranno in Inghilterra.
Nuri è certamente il personaggio che conosciamo meglio e più da vicino, essendo lui il narratore della storia, un elemento che mai avrei pensato mi sarebbe piaciuto così tanto perchè ha dato l'occasione di conoscerlo come un uomo forte, felice e sereno, un uomo a cui bastava trascorrere del tempo con le sue api e con la sua famiglia per sentirsi la persona più fortunata del mondo, che si trasforma nell'ombra di se stesso. Abbiamo quindi modo di vedere Nuri che fin da quando la sua città viene bombardata entra in modalità sopravvivenza per salvare a tutti i costi la moglie Afra, dopo che non è riuscito a salvare Sami, e questo gli permette di non pensare a se stesso e a tutto quello che ha perso. Anche durante il viaggio, sebbene sia costretto a compiere scelte difficili e a fare cose che mai avrebbe pensato, la sua mente è sempre in movimento e non si ferma a pensare, solo ad agire e a portare lontano dalla guerra Afra. Ma una volta arrivato in Inghilterra è costretto a fermarsi e quindi tutti gli orrori vissuti gli piombano addosso, facendoci quindi vedere anche la sua parte più fragile, quella parte che pensa di nascondere ma che invece si trova in piena vista. Afra invece la conosciamo attraverso gli occhi del marito, sappiamo che era una bravissima pittrice ma che ha smesso di esserlo dopo la morte di Sami, soprattutto perchè da quel momento la donna ha perso la vista e quindi si deve appoggiare totalmente al marito per sopravvivere. Sebbene per questo possa sembrare debole, è lei ad essere la più forte e quella che prende in mano la situazione in Inghilterra, diventando un'ancora per suo marito.
Christy Lefteri con questo romanzo tocca una delle tematiche più attuali di sempre, ossia quella dell'immigrazione. Ogni volta, quando vediamo una persona straniera arrivare nel nostro paese, siamo i primi ad additarlo come un forestiero e siamo sempre noi quelli che lo isoliamo perchè diverso, pensando egoisticamente che sarebbe anche potuto restare nel suo paese. E spesso capita di andare in un paese straniero per scelta, per fare una nuova esperienza e per vedere il mondo. Ci sono invece tantissime persone che non scelgono volontariamente di allontanarsi dal proprio paese, questi non hanno una vera e propria scelta perchè l'alternativa sarebbe morire. Tantissimi immigrati infatti scappano dal loro paese, che ormai è solo un luogo di distruzione e morte, non più la città incantevole che hanno conosciuto, per avere la possibilità di ricominciare da un'altra parte e nessuno di noi pensa mai a quello che hanno dovuto sopportare in primis lasciando quella che hanno sempre chiamato la loro casa, in secondo luogo il viaggio difficile che hanno dovuto affrontare per arrivare in un paese straniero, che non possono chiamare casa, perchè non lo conoscono, ma in cui possono certamente provare a ricominciare a vivere, lontano dalla paura e con il cuore pieno di speranza.
Quello che ci viene raccontato dall'autrice è pieno di descrizioni dure e, seppure ci troviamo in un romanzo, non si discotano troppo dalla realtà ed è questo a fare più male e certamente a spincerci a riflettere su questo argomento.
Christy Lefteri esordisce in letteratura con un romanzo che non è perfetto, ma che ha un effetto incredibile sul lettore, perchè lo mette davanti a scene che spesso facciamo finta di non vedere e gli fa comprendere che non sempre si ha la fortuna di nascere in un paese sicuro, senza guerra. Nuri e Afra sono persone come tante altre, genitori che sono costretti a sopravvivere alla morte di un figlio che non ha nessuna colpa, se non quella di trovarsi nel luogo sbagliato, al momento sbagliato e il loro dolore è credibile, è tangibile tanto sono ben caratterizzati questi due personaggi.
Spesso le parole e le descrizioni dell'autrice sono dure, fanno male fisicamente e si è costretti a prendersi una pausa dalla lettura per poter metabolizzare quello che si è appena letto, eppure resto dell'idea che romanzi di questo tipo siano sempre più necessari, per farci capire che è giunto il momento di aprire gli occhi e di smettere di ignorare questa situazione. Esiste certamente il pregiudizio e la paura di quello che è diverso, di persone straniere che vengono a bussare nel nostro paese, ma spesso bisogna riflettere su quello che hanno perso prima di lanciare accuse. L'autrice in alcuni punti dimostra di essere ancora inesperta, il suo stile è ancora incerto, ma il messaggio che vuole lanciare si percepisce forte e chiaro e questo è quello che importa davvero ed è per questo che vale la pena dare a "L'apicultore di Aleppo" una possibilità di lettura.
IL MIO VOTO
Ieri è stata una giornata di grandi uscite, di seguiti o di letture in particolare fantasy che si attendevano da tempo e posso comprendere che tra i tanti titoli proposti, il romanzo di Christy Lefteri sia sfuggito, ecco perchè ho deciso di parlarne oggi, perchè questa storia merita il giusto spazio e la giusta attenzione. Essa infatti ci parla di una coppia di siriani, Nuri e Afra, che hanno sempre amato la loro città e hanno sempre vissuto al suo interno. In Siria sono diventati quello che sono oggi, un apicultore lui e una pittrice lei, hanno prosperato e hanno vissuto una vita piena e felice, dando vita anche ad una famiglia vera e propria quando è nato il piccolo Sami. La loro felicità tuttavia è stata distrutta dalla guerra, la bellezza del loro paese è stata devastata dalle bombe e anche la loro stessa famiglia, poichè Sami non è riuscito a sopravvivere a questo luogo di devastazione e dopo la sua morte nessuno dei suoi genitori è più stato lo stesso. Afra infatti ha perso la vista, Nuri invece è entrato in modalità sopravvivenza e ha spinto la moglie a lasciare il loro paese per andare in Inghilterra, dove avrebbero avuto senza dubbio una vita migliore. Questa è quindi la storia del loro viaggio, un iter che non è mai stato facile e che ogni volta gli ha portato via qualcosa, ma che li ha fatti arrivare a destinazione, anche se ancora non sono sicuri di poter chiamare quel posto casa per via dei continui sguardi della gente e per via dei controlli del paese, che ancora devono stabilire se possono restare.
Christy Lefteri ci fa sapere fin da subito che il viaggio di Afra e Nuri è andato a buon fine, sappiamo già infatti che si trovano in Inghilterra e sono in attesa di sapere se possono restare in questo nuovo paese oppure no, tuttavia apprendiamo tramite Nuri, che è il solo e unico narratore di questa storia, quello che lui e la moglie hanno dovuto passare per poter arrivare a dove sono oggi. Attraverso delle sensazioni che percepisce oggi o semplicemente la vista di un paesaggio, Nuri torna con la mente al passato e fa tornare il lettore stesso alla sua vita precedente, una vita che è iniziata nel migliore dei modi, come tante altre, un'esistenza ricca e felice, caratterizzata dalla sua passione per le api e per la sua famiglia, fino a quando il suo paradiso è diventato un vero e proprio inferno sulla Terra.
Non è facile leggere e quindi assistere impotenti a quello che Nuri e Afra hanno dovuto sopportare, in primis la perdita del loro unico figlio e successivamente la voglia di tornare alla vita, perchè non aveva più senso senza un pezzo di loro. Afra si è lasciata totalmente andare, tanto è stato il trauma, ed è stato solo grazie a Nuri e alla sua insistenza che hanno lasciato la Siria per provare a trovare un paese in cui si potesse vivere, tuttavia il loro viaggio che passa dalla Turchia e la Grecia, fino ad arrivare alla loro destinazione finale, è ricco di insidie e di pericoli, un vero viaggio nel mistero, perchè partono con la speranza nel cuore, ma non sanno se davvero arriveranno in Inghilterra.
Nuri è certamente il personaggio che conosciamo meglio e più da vicino, essendo lui il narratore della storia, un elemento che mai avrei pensato mi sarebbe piaciuto così tanto perchè ha dato l'occasione di conoscerlo come un uomo forte, felice e sereno, un uomo a cui bastava trascorrere del tempo con le sue api e con la sua famiglia per sentirsi la persona più fortunata del mondo, che si trasforma nell'ombra di se stesso. Abbiamo quindi modo di vedere Nuri che fin da quando la sua città viene bombardata entra in modalità sopravvivenza per salvare a tutti i costi la moglie Afra, dopo che non è riuscito a salvare Sami, e questo gli permette di non pensare a se stesso e a tutto quello che ha perso. Anche durante il viaggio, sebbene sia costretto a compiere scelte difficili e a fare cose che mai avrebbe pensato, la sua mente è sempre in movimento e non si ferma a pensare, solo ad agire e a portare lontano dalla guerra Afra. Ma una volta arrivato in Inghilterra è costretto a fermarsi e quindi tutti gli orrori vissuti gli piombano addosso, facendoci quindi vedere anche la sua parte più fragile, quella parte che pensa di nascondere ma che invece si trova in piena vista. Afra invece la conosciamo attraverso gli occhi del marito, sappiamo che era una bravissima pittrice ma che ha smesso di esserlo dopo la morte di Sami, soprattutto perchè da quel momento la donna ha perso la vista e quindi si deve appoggiare totalmente al marito per sopravvivere. Sebbene per questo possa sembrare debole, è lei ad essere la più forte e quella che prende in mano la situazione in Inghilterra, diventando un'ancora per suo marito.
Christy Lefteri con questo romanzo tocca una delle tematiche più attuali di sempre, ossia quella dell'immigrazione. Ogni volta, quando vediamo una persona straniera arrivare nel nostro paese, siamo i primi ad additarlo come un forestiero e siamo sempre noi quelli che lo isoliamo perchè diverso, pensando egoisticamente che sarebbe anche potuto restare nel suo paese. E spesso capita di andare in un paese straniero per scelta, per fare una nuova esperienza e per vedere il mondo. Ci sono invece tantissime persone che non scelgono volontariamente di allontanarsi dal proprio paese, questi non hanno una vera e propria scelta perchè l'alternativa sarebbe morire. Tantissimi immigrati infatti scappano dal loro paese, che ormai è solo un luogo di distruzione e morte, non più la città incantevole che hanno conosciuto, per avere la possibilità di ricominciare da un'altra parte e nessuno di noi pensa mai a quello che hanno dovuto sopportare in primis lasciando quella che hanno sempre chiamato la loro casa, in secondo luogo il viaggio difficile che hanno dovuto affrontare per arrivare in un paese straniero, che non possono chiamare casa, perchè non lo conoscono, ma in cui possono certamente provare a ricominciare a vivere, lontano dalla paura e con il cuore pieno di speranza.
Quello che ci viene raccontato dall'autrice è pieno di descrizioni dure e, seppure ci troviamo in un romanzo, non si discotano troppo dalla realtà ed è questo a fare più male e certamente a spincerci a riflettere su questo argomento.
Christy Lefteri esordisce in letteratura con un romanzo che non è perfetto, ma che ha un effetto incredibile sul lettore, perchè lo mette davanti a scene che spesso facciamo finta di non vedere e gli fa comprendere che non sempre si ha la fortuna di nascere in un paese sicuro, senza guerra. Nuri e Afra sono persone come tante altre, genitori che sono costretti a sopravvivere alla morte di un figlio che non ha nessuna colpa, se non quella di trovarsi nel luogo sbagliato, al momento sbagliato e il loro dolore è credibile, è tangibile tanto sono ben caratterizzati questi due personaggi.
Spesso le parole e le descrizioni dell'autrice sono dure, fanno male fisicamente e si è costretti a prendersi una pausa dalla lettura per poter metabolizzare quello che si è appena letto, eppure resto dell'idea che romanzi di questo tipo siano sempre più necessari, per farci capire che è giunto il momento di aprire gli occhi e di smettere di ignorare questa situazione. Esiste certamente il pregiudizio e la paura di quello che è diverso, di persone straniere che vengono a bussare nel nostro paese, ma spesso bisogna riflettere su quello che hanno perso prima di lanciare accuse. L'autrice in alcuni punti dimostra di essere ancora inesperta, il suo stile è ancora incerto, ma il messaggio che vuole lanciare si percepisce forte e chiaro e questo è quello che importa davvero ed è per questo che vale la pena dare a "L'apicultore di Aleppo" una possibilità di lettura.
si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio
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