Buongiorno bookspediani!
Oggi siamo contentissime di ospitare la 3° tappa del Release Party di Mercy di Elisa L. Gautier!
IL ROMANZO
Titolo: No Mercy
Autrice: Elisa L. Gautier
Editore: Selfpublishing
Genere: New Adult
Data di uscita: 29 Novembre 2016
Pagine: 400
Prezzo: 2.99 € in ebook
Pagine: 400
Prezzo: 2.99 € in ebook
TRAMA
Le nuvole bianche sono ovunque,
afferrane una e portala sempre con te.
Mercy Lincoln ha una vita invidiabile. La musica è sempre stata tutto il suo mondo, e diventare una violinista affermata è quello che più desidera per il suo futuro. Frequenta il Peabody Institute, un conservatorio musicale della Johns Hopkins University a Baltimora, ha una famiglia splendida e un gruppo di amici straordinario. Tutto sembra perfetto, ma la morte di Jericho, il migliore amico di tutti, manda in frantumi ogni cosa. Mercy si ritrova così, da sola, a dover rimettere insieme i cocci della sua esistenza, e di quelle degli altri, lottando per non sprofondare nel dolore che quella perdita ha portato dentro di lei. A complicare le cose ci mette lo zampino Aiden Weiss, il ragazzo che fin da adolescente non le ha mai rivolto la parola, né tanto meno un sorriso gentile. Giubbotto di pelle, capelli al vento e la moto nera sempre pronta a partire. Aiden segue solo le regole dettate da se stesso, e non ha la minima idea di cosa sia la pietà. Sfrontato, prepotente e inarrestabile, Mercy non può più negare a se stessa di sentirsi attratta da lui. Stare vicina ad Aiden la fa sentire viva, intera, lui le regala nuove sinfonie e vibrazioni. Ma può veramente innamorarsi di lui? C'è qualcosa che la blocca, eppure Aiden è capace di toccare corde che Mercy non sapeva neppure di nascondere. Ma ci sono altri segreti che potrebbero dividerli per sempre... E un passato troppo torbido per rischiare di caderci di nuovo dentro. Solo arrivando alla verità i due ragazzi potranno sperare di vivere fino in fondo il loro rapporto... Ma a quale prezzo?
LEGGIAMO INSIEME IL ROMANZO
“Chiesi più volte chi fosse, senza ottenere però una risposta. Alla
fine mi decisi ad aprire e rimasi di sasso nel vedere chi avevo davanti.
«È davvero da stupidi
chiedere chi è ed aprire senza aver ricevuto una risposta. Ma è altrettanto
stupido il fatto di urlare dall’altra parte della porta senza usare lo
spioncino, facendo così capire che in casa c’è una ragazzina che quasi
sicuramente finirà sulla prima pagina de Le
cronache di Baltimora.» Prese un respiro e riprese a parlare. «Mi fai
entrare o devo stare qui a intonarti Purple
rain?» finì, incrociando le braccia con i capelli incollati alla fronte.
Che cavolo ci faceva Aiden
sotto il portico di casa mia?
«If you know what I’m singing about up here. C’mon raise your hand.» cantò, alzando le mani con un tono ironico per poi gonfiare il
petto. «Purple rain, purple rain!»
urlò talmente tanto che il tuono che esplose in quel momento a stento coprì la
sua voce.
Gli presi il gomito e lo tirai
dentro, prima che qualche vicino lo sentisse e chiamasse la polizia o l’igiene
mentale. Oppure entrambe.”
“Stavo suonando qualcosa che
apparteneva a un ricordo con Jericho e il rimpianto di non avergli detto ti
voglio bene ogni giorno, fino alla sua morte, mi montò addosso. Il rimpianto di
tutte le cose che avrei potuto dirgli o avremmo potuto fare. E le lacrime,
perché non era lì a far finta di suonare una stupida chitarra elettrica. O a
prendermi semplicemente tra le sue braccia sballottandomi per tutto il negozio.
Lui non era lì, e non ci
sarebbe stato mai più.
L’ultima nota tremolò, un
po’ come il battito del mio cuore quando aprii gli occhi e mi scontrai con
quelli di Aiden. Erano tristi e concentrati su di me. Fu quando mi soffermai
più del dovuto che lui distolse lo sguardo, osservando dall’altra parte.
Posai lentamente il violino
a terra e respirai profondamente. Dovevo prepararmi alla prossima frecciatina
di veleno. Questa volta, però, Aiden non
proferì parola.
«Stai bene?» Mi ritrovai a
chiedergli.
Lui annuì e poi si voltò
verso di me. Aveva due occhi talmente scuri che sembrava potervi scorgere
dentro l’inferno. Non sorrise, né fece altro. Finché non parlò.
«Don’t cry… I Guns ‘N’ Roses sono un must. Mi avresti colpito di più con qualcosa dei Metallica, ma non
posso pretendere troppo da una ragazzina.» Era così mortalmente serio che
scoppiai a ridere. Avevo gli occhi rossi per le lacrime trattenute, ma in quel
momento scoppiai in una risata liberatoria. Che sembrò scalfire anche il suo
irrigidimento, poiché alzò gli occhi al cielo e sollevò il lato sinistro della
bocca.
Era per caso un sorriso,
quello? Certo, sembrava più un ghigno, ma non era nemmeno il più malvagio che
gli avessi visto sulla faccia.”
“«Sei stata tu?» La voce di
Aiden in mezzo a quel silenzio quasi rimbombò. Capii che si riferiva alla
bottiglia di birra quando me la indicò coi suoi occhi castani.
Annuii. «Mi serviva un vaso
in cui mettere la rosa e ho pensato che andasse bene. Ho sbagliato? Forse era
una cosa vostra e…»
«No. Va bene.» Mi
interruppe, e vedendo che mi ero ammutolita continuò. «Gli piaceva questa
birra, diceva che lo faceva andare in paradiso… Dopo la cioccolata di mia
madre, ovviamente.» Nel dirlo gli spuntò quel sorriso traverso, ma questa volta
il suo sguardo fu investito dal dolore.
Si calò il cappuccio ancora
di più, celandomi una volta per tutte i suoi occhi.
«Sono sicura che apprezza.
Io gli porto sempre una rosa perché a lui piacevano quelle rosse. Diceva che
erano rose bianche che avevano capito come stare al mondo e quindi il rosso era
la passione che ci mettevano…»
«Nel vivere.
Nell’affrontare la vita.» concluse al mio posto, prendendomela dalle mani per
depositarla davanti alla lapide. Prima di sistemarla l’accarezzò, poi lambì il
nome sulla lastra – Jericho Casey Parrish – e la scritta che River gli aveva
dedicato. Era un passo della sua canzone preferita. Don’t cry dei Guns ‘N’ Roses.
Don't you take it so hard now and please
don't take it so bad. I'll still be thinking of you, and the times we had. Don’t you cry, tonight.
Non prendertela, non
prendertela a male. Penserò ancora a te e al tempo passato assieme. Non
piangere, stanotte.”
“Dovevo capire se avessi le
allucinazioni. La sfiorai, era spenta. Non stavo avendo nessuna allucinazione,
era concreta. Stavo toccando una tastiera. Quindi Aiden suonava?
Quando mi voltai, i miei
occhi caddero sul letto e mi si gelò il sangue nelle vene quando vidi cosa
spuntava da sotto uno dei cuscini.
«Dovresti cambiarti invece
di ficcanasare. Non lo sai che è maleducazione?»
Sobbalzai al suono della
sua voce e lui sbuffò sonoramente.
«E se fossi stata nuda?»
squittii isterica.
«Dubito. Per scendere da
una moto ti hanno sentita perfino nel Kansas. Non sentivo rumori, quindi ho
pensato fossi svenuta. E invece eri qui a ficcanasare.»
Negai col capo. «Non stavo
ficcanasando. Mi ha solo sorpresa vedere una tastiera. Non sapevo che
suonassi.»
Avanzò verso di me. «Tu non
sai molte cose di me.»
Deglutii, era vero. Come
non sapevo perché avesse quella cosa
sotto al cuscino. I miei stupidi occhi andarono nuovamente lì e lui seguì il
mio sguardo.
«Oh, grandioso.» sbottò.
Presi un respiro, ma i
battiti del mio cuore non la smettevano di sconquassarmi il petto.
«Perché hai una pistola
sotto al cuscino?» Mi resi conto troppo tardi di aver fatto una domanda
stupida, e di esserlo io stessa.”
CALENDARIO RELEASE PARTY
14.12.2016 --> Bookspedia - Leggiamo insieme "No Mercy"
15.12.2016 --> L'universo dei libri - Un personaggio, uno strumento
16.12.2016 --> Feeling Reading - Intervista doppia: River e Galen
Vi do appuntamento a domani sul blog L'universo dei libri!
Sara
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