mercoledì 16 novembre 2016

#Blogtour: "If i should die" di Amy Plum #Incipit + conosciamo meglio la scrittrice



Buongiorno lettori cari ♥
Oggi il nostro blog ospita la terza tappa del blogtour del terzo capitolo della serie Revenants. 



Titolo: If i Should Die
Autore: Amy Plum
Genere: Fantasy
Editore: De Agostini

Com’era la vita di Vincent prima di incontrarmi, prima di scoprire l’amore? Decenni di dolore e sacrificio, passati ad appagare la sua natura di revenant, a morire e a risorgere per salvare migliaia di innocenti. E proprio ora che credevamo di avere il futuro nelle nostre mani, siamo stati traditi nel peggiore dei modi da chi consideravamo un’alleata e un’amica. Mi fidavo di Violette, e lei ha portato via il mio amore per annientarlo e assorbire così i suoi poteri. Ora, senza più un corpo in cui tornare, Vincent vaga in forma di spirito sulla Terra. Non potrò più vederlo, toccarlo, sentire le sue dita che mi sfiorano i capelli… non potrò più rifugiarmi tra le sue braccia e annegare nei suoi baci. Eppure sento che non tutto è ancora perduto. Per salvarlo sono disposta a pagare qualunque prezzo, anche a immolare la mia anima. Perché non posso immaginare di trascorrere un solo giorno senza di lui. Non dopo tutto quello che abbiamo condiviso e sofferto. E adesso che i nostri nemici hanno compiuto la loro mossa, non mi resta che una cosa da fare: combattere.






Chi è AMY PLUM?




Amy Plum è nata in Alabama nel 1967, ma si è trasferita a Chicago giovanissima per fuggire ad una situazione familiare poco piacevole. Si è poi trasferita a Parigi per studiare, e infine a Londra. Al momento risiede in un piccolo paesino della Valle della Loira, con il marito e i figli. Ha insegnato inglese in una università francese, prima di licenziarsi e dedicarsi completamente alla scrittura.




CURIOSITà

Amy Plum inizia a scrivere seriamente otto anni fa, anche se ha la passione della scrittura da quando era piccina.
Viaggia in lungo e in largo: Chicago, Parigi, Londra e New York e improvvisamente si ritrova in mezzo al nulla, senza amici e lavoro, così decide di aprire un blog per tenersi in contatto con amici e parenti lontani dove posta foto e racconti sulla sua esperienza in Francia.
Raccoglie in poco tempo un migliaio di seguaci tra i quali giornalisti e scrittori che le danno l'input per scrivere un libro.
Il suo primo libro è una narrazione sulla vita nella campagna francese che non viene mai pubblicato.
Proprio questo le da l'input per cominciare a scrivere un romanzo e così nasce DIE FOR ME. 
L'autrice si diverte e lo rende particolarmente creativo credendo di non pubblicarlo mai, ma poi arriva la botta di fortuna e il suo agente capisce che la storia è veramente promettente.
Amy Plum scrive generalmente a letto perché le piace la comodità, ama essere creativa e il suo consiglio agli scrittori emergenti è di scrivere il più possibile perché "quanto più si scrive, più si ottiene".
Trae le sue storie da esperienze passate o presenti e per lei la parte più difficile della scrittura è l'auto motivazione, lo spegnere tutto il mondo attorno e concentrarsi sulla scrittura stessa.


INCIPIT DEL ROMANZO


Nel cuore della notte, seduta su un ponte che attraversava la Senna, osservavo un mazzo di gigli bianchi strappati galleggiare verso la Torre Eiffel, che si stagliava luminosa davanti a me. Tesi le orecchie in cerca della voce che credevo di aver appena udito. La voce di un morto… del fantasma del mio ragazzo. Avrei potuto giurare di averla sentita un attimo fa, se non fosse stato impossibile.
Eppure le sue parole riecheggiarono ancora una volta nella mia mente, scuotendomi con la stessa forza dello schiocco di una frusta.
Mon ange.
Il mio cuore prese a battere all’impazzata. «Vincent? Sei davvero tu?» domandai con voce tremante.
Kate, mi senti?
«Vincent, sei etereo. Allora Violette non ti ha annientato!» Balzai in piedi e mi voltai, guardandomi ansiosamente intorno, nel tentativo di scorgerlo, pur sapendo che non ci sarebbe stato nulla da vedere. Ero sola sul Pont des Arts. Piccole onde increspavano la superficie del fiume, mentre il bagliore delle luci sulle sponde si rifletteva sull’acqua, che si spostava armoniosa sotto di me come il dorso di un enorme serpente scuro. Rabbrividii e mi strinsi di più nel cappotto.
No, il mio corpo è ancora intatto… per il momento.
«Oh, santo cielo, Vincent, ero sicura che l’avesse fatto!» Mi asciugai una lacrima dalla guancia per poi scoppiare comunque in un pianto dirotto. Solo pochi momenti prima avevo abbandonato ogni speranza di sentirlo. Ero convinta che non sarebbe tornato mai più, che il nemico avesse bruciato le sue spoglie. E invece, per quanto non capissi come fosse possibile, eccolo lì. Mi sforzai di frenare le lacrime.
Kate, respira, mi esortò Vincent.
Espirai lentamente. «Non riesco a crederci. Dove sei? Dove ti ha portato Violette?»
Nel suo castello nella Valle della Loira. Sono dormiente e ho ripreso coscienza solo qualche minuto fa. So cos’ha intenzione di fare, per questo sono venuto da te. Le parole di Vincent suonavano cupe, disperate.
Recuperai il telefono dalla tasca con mano tremante. «Dimmi esattamente dove ti trovi. Chiamerò Ambrose, e lui metterà insieme una squadra. Saremo subito da te.»
È troppo tardi per salvarmi, Kate. Violette stava aspettando che la mia mente si risvegliasse, e adesso che sono etereo, brucerà il mio corpo. Quando mi sono allontanato dal castello, i suoi tirapiedi stavano attizzando un fuoco e lei aveva iniziato a celebrare una specie di rituale antico: da quel che le ho sentito dire, le permetterà di vincolare il mio spirito a sé. Mi restano solo pochi minuti, e voglio trascorrerli con te.
«Non è troppo tardi» ribattei. «Potremmo cercare di fermare Violette. Sono certa che i tuoi famigli riuscirebbero a escogitare un modo per distrarla. Dobbiamo tentare.» Perché Vincent si stava arrendendo così facilmente?
Kate, basta, mi implorò. Ti prego, non sprecare questi istanti per chiamare Ambrose: sarebbe inutile, e comunque non riuscireste a raggiungermi in tempo. È davvero impossibile, credimi.
Il suo tono deciso mi fece esitare, ma continuai a fissare il telefono con un groppo in gola. Se non potevo fare nulla, significava che era tutto perduto. Una nuova consapevolezza stava prendendo il sopravvento sullo shock iniziale, avvolgendomi in un manto gelido: tra una manciata di minuti il ragazzo che amavo sarebbe stato arso su un rogo. «No!» gridai, desiderando con tutta me stessa che quel pensiero orribile si dissolvesse.
Vincent rimase in silenzio, in attesa che la verità attecchisse dentro di me. Stavo per perdere il mio amore… per sempre. Non avrei mai più potuto toccarlo, o sentire la sua bocca sulla mia. Non avrei mai più potuto stringerlo tra le braccia.
Ma non scomparirà del tutto, no? Dovevo chiederglielo. Quando parlai, la mia voce risuonò strozzata e roca. «Almeno resterai etereo, vero? Soltanto se Violette ti avesse dato fuoco prima che la tua mente si risvegliasse saresti scomparso per sempre sia nel corpo che nello spirito.»
Magari l’avesse fatto! Le parole di Vincent erano velate di amarezza. Ha detto che il mio spirito avrebbe dovuto essere presente perché potesse compiere il rito. Passarono alcuni istanti prima che sentissi di nuovo la sua voce. Preferirei smettere del tutto di esistere piuttosto che aiutare Violette ad acquisire il potere necessario a sterminare i miei famigli.
Non ero d’accordo. Vincent esisteva ancora, anche se lo stesso non poteva dirsi del suo corpo. Il ragazzo di cui ero così perdutamente innamorata non era scomparso del tutto. È già qualcosa, pensai intravedendo un barlume di speranza. E poi ricordai. Non lo rivedrò mai più, né sentirò la sua pelle sulla mia mentre le nostre mani si toccano. O le nostre labbra. Mai più. E la speranza svanì.
Ero in preda alla collera e alla disperazione. «Perché proprio tu?» sbottai. «Perché sei tu ad avere il potere per cui Violette è disposta a uccidere?»
Avresti preferito che al mio posto ci fosse qualche altro innocente?
«Sì» risposi egoisticamente. «Voglio che tu continui a vivere.» Ma sapevo che Vincent non sarebbe stato dello stesso avviso. La sua intera esistenza era votata al sacrificio. Non avrebbe esitato un attimo a dare la vita per salvare uno qualsiasi dei suoi famigli.
Guardai la superficie increspata dell’acqua e immaginai di vedere Vincent materializzarsi davanti a me. Il nero delicato dei suoi capelli. Il luccichio color zaffiro dei suoi occhi scuri. La sua figura alta, robusta. Il fantasma di Vincent indugiò per un momento sospeso sulle onde, brillando di una luce trasparente nel bagliore della luna, poi si dissolse e tornò nella mia mente.
Non voglio stare a guardare Violette mentre brucia il mio corpo. La sua voce tradiva paura. Vincent aveva sperimentato innumerevoli morti violente, ma questa sarebbe stata definitiva.
Avrei voluto prendergli la mano, toccarlo, confortarlo, ma tutto quello che potevo offrirgli erano le mie parole. «Allora non tornare laggiù. Resta qui con me fino alla fine.» Mi sforzai di apparire coraggiosa, ma in realtà stavo tremando. «Ti amo» dissi, continuando a ripetere a me stessa di non scoppiare in lacrime. L’ultima cosa di cui Vincent aveva bisogno era vedermi piangere.
Sei tutta la mia vita, Kate. Ho combattuto contro il mio destino per stare insieme a te, e ora, dopo tanto lottare, mi ritrovo qui, inerme; non posso fare nulla per fermare Violette.
Non risposi, perché se avessi aperto bocca mi sarei messa a gridare. Stavo per essere separata per l’eternità dal ragazzo che amavo, e mi sentivo come se qualcuno mi stesse strappando il cuore dal petto. Mi ero spinta così in là per stare con lui, anche andando contro il mio istinto di autoconservazione, solo per vedermelo portare via da una ragazzina megalomane, senza che potessi fare nulla per impedirlo. Non riuscii a trattenermi: ricominciai a piangere. Ma non per tristezza, le mie erano lacrime di collera e impotenza.
Potresti dare un messaggio a Jean-Baptiste e agli altri da parte mia?
«Certo» ansimai, sforzandomi di spingere la voce oltre il macigno di odio che mi si era conficcato in gola.
Ricorda loro che non mi sono offerto a Violette di mia spontanea volontà, quindi lei non otterrà tutto il mio potere. È l’unico spiraglio di speranza che vedo.
Chiedi scusa a JB da parte mia. Per il mio scetticismo, proseguì. Vorrei aver capito il significato di tutto questo prima che fosse troppo tardi.
«Sì, glielo dirò.» Il mio alito formava piccoli sbuffi nell’aria gelida. Mi sfregai energicamente le mani sulle braccia. Arrivata in fondo al ponte, mi diressi a grandi falcate veloci verso la Maison, sapendo che lo spirito di Vincent mi avrebbe accompagnata. Anche se non avremmo fatto in tempo a salvarlo, dovevo informare gli altri di cosa stava succedendo.
Kate, voglio che tu sappia che la prima volta che ti ho vista sono tornato a vivere.
Mi ero ricomposta abbastanza da riuscire a portare a termine il monumentale compito di mettere un piede davanti all’altro, ma una dichiarazione d’amore da parte del ragazzo che stavo per perdere era troppo. Le lacrime mi annebbiavano la vista mentre lui continuava a parlare.
La parte di me che era rimasta sopita e muta dopo la mia prima morte d’un tratto si è riaccesa, si è risvegliata. Sapevo che c’era qualcosa di diverso in te, e dovevo scoprire cos’era.
«Quando mi hai vista per la prima volta?» domandai nel tentativo di distrarmi, di impedire a me stessa di crollare lì, seduta stante, sul lungosenna. «Ti riferisci al Café Sainte-Lucie?»
No, rispose lui con una risata. Ti avevo vista in giro per il quartiere molto tempo prima. Ci eravamo già incrociati un mucchio di volte, ma tu non ti eri mai accorta di me. Non riuscivo a non domandarmi chi fossi e perché fossi tanto tormentata, tanto affranta. Continuavo a sperare che tua sorella o i tuoi nonni ti chiamassero per nome. Per noi eri semplicemente “la ragazza triste”.
«Chi sarebbe “noi”?» domandai rallentando.
Io, Ambrose e Jules.
«Allora devono avermi riconosciuta al caffè» dissi, stupita da questa nuova prospettiva sulla nostra storia.
Il suo silenzio fu una conferma. Mi hai intrigato sin dal primissimo momento. E continui a farlo. Tu sei diversa. Avrei voluto passare il resto della tua vita a scoprire chi sei. Ma adesso… Le sue parole si dissolsero per poi ripresentarsi cariche di rinnovata determinazione. Kate, ti prometto che troverò un modo per fuggire da Violette e tornare da te. Anche se ormai è troppo tardi per noi, voglio che tu sappia che sarò sempre al tuo fianco e veglierò sempre su di te.
Mi bloccai di colpo, sconcertata. «In che senso “troppo tardi per noi”?» domandai, sentendomi come se avessi appena ricevuto un pugno allo stomaco.
Tra pochi minuti il mio corpo non esisterà più. D’ora in avanti l’unica cosa che potrò fare per te sarà cercare di proteggerti. Un’umana e un revenant era già una bella sfida. Ma un’umana e un fantasma? Mon amour, non lo augurerei…»
Poi più nulla. Quelle furono le ultime parole che mi disse Vincent prima di sparire, lasciandomi sola sulla sponda del fiume senza altra compagnia all’infuori del soffio del vento invernale.




Ecco qui il calendario. ♥



Spero che vi sia piaciuta questa tappa.
Un abbraccio..


Nicole. ♥

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