TRAMA:
Londra, 1940. Emmeline sogna di diventare una giornalista. O meglio: una reporter. In quei difficili tempi di guerra, si guadagna da vivere come segretaria presso uno studio legale, ma già si vede indossare i pantaloni e guidare un'auto tutta sua, a caccia di notizie. Così, quando sul London Evening Chronicle trova l'annuncio per un posto da praticante, si candida senza esitazione.
Purtroppo, però, è un terribile equivoco. Si tratta solo di un posto da dattilografa per la direttrice della posta del cuore di una nota rivista femminile: Mrs Bird, che in realtà è una donna arcigna e insensibile nei confronti dei problemi delle lettrici. Emmeline è incaricata di vagliare le lettere in arrivo, e cestinare quelle ritenute "sconvenienti" (ovvero quelle che espongono veri problemi di cuore), ma la ragazza non riesce a restare indifferente ai messaggi dei cuori disperati di tante sue coetanee. E ben presto inizia a rispondere in segreto.
Purtroppo, però, è un terribile equivoco. Si tratta solo di un posto da dattilografa per la direttrice della posta del cuore di una nota rivista femminile: Mrs Bird, che in realtà è una donna arcigna e insensibile nei confronti dei problemi delle lettrici. Emmeline è incaricata di vagliare le lettere in arrivo, e cestinare quelle ritenute "sconvenienti" (ovvero quelle che espongono veri problemi di cuore), ma la ragazza non riesce a restare indifferente ai messaggi dei cuori disperati di tante sue coetanee. E ben presto inizia a rispondere in segreto.
Ci sono dei libri che a primo occhio possono ingannare e la trama può non contenere tutto quello che invece si scompre una volta che si inizia la lettura e questo a mio avviso è il caso di "La posta del cuore di Mrs Bird", il quale dentro di sè racchiude una storia che mai mi sarei aspettata e che mai avrei visto arrivare. Leggendo i ringraziamenti poi si può notare ancora di più con quanta passione l'autrice abbia scritto questo romanzo, basandosi su storie e quindi lettere realmente spedite nel passato e usandole come un piccolo faro in un periodo totalmente buio. E' stato davvero difficile vedere quanti elementi nel 1940 erano considerati sconvenienti e soprattutto è stato ancora più arduo vedere come ad ignorarli fosse una donna, una figura che non si faceva scrupoli a rispondere con acidità e anzichè dare veri e propri consigli dispensava critiche e sentenze maligne.
Il personaggio di Emmeline invece è una figura totalmente positiva, un'ispirazione che fa riflettere su quanto una persona sia disposta a rischiare pur di avere l'occasione di aiutare gli altri, spesso sbagliando, ma pur sempre con le migliori intenzioni nel proprio cuore.
A.J. Pearce con questo romanzo mi ha completamente stupita e spiazzata e non posso quindi che consigliarvi questa storia per farvi stupire e ammaliare a vostra volta.
TRAMA:
Una misteriosa epidemia ha ridotto il numero di donne sulla terra a meno di 1.000.
Le sopravvissute sono state isolate e tenute rinchiuse in un centro scientifico e, da oltre vent’anni, vengono trattate come cavie. Zoey, che ha sempre vissuto da prigioniera è determinata a fuggire prima di essere sottoposta a dei successivi test dai quali nessuna è mai tornata.
La fuga sembra essere un’impresa impossibile e, in più, anche se avrà successo, Zoey non sa cosa la potrà aspettare fuori da quelle mura, in quel nuovo e inospitale mondo di cui non sa assolutamente nulla, se non le bugie con le quali è stata cresciuta.
Zoey, che potrebbe essere una delle ultime speranze di salvare l’umanità, sarà costretta così a tirare fuori una forza e una brutalità che non pensava di avere per salvare innanzitutto se stessa e provare a conquistarsi quella famiglia che non ha mai avuto.
Quanto vale una vita?
Si vede che questo primo romanzo ha una funzione prettamente introduttiva: ci sono ancora tantissimi interrogativi a cui non abbiamo risposta e tanto altro viene lasciato in sospeso, in attesa di essere sviluppato in futuro.
Ci sono stati momenti in cui avrei preferito un ritmo più veloce, specie nella seconda parte, mentre invece verso la fine è avvenuto tutto talmente in fretta che non sono ben riuscita ad elaborare ogni cosa, per cui penso l'autore abbia voluto darci un assaggio di tutto per poi sapere che avrebbe avuto un secondo momento per approfondire quello che non riesce a trattare in questo libro. Le carte vincenti del romanzo sono senza dubbio l'ambientazione e la distopia del libro, che mi è sembrata originale e decisamente unica nel suo genere, ma così lo è la sua protagonista, una ragazza che non è una bambina ma non è ancora una donna, una persona che ha vissuto per tanto tempo con determinati capi saldi e che in pochissimi attimi si è vista crollare tutto quello che sapeva, o meglio pensava di conoscere, e che deve completamente reinventarsi se vuole sopravvivere.
The Last Girl è un'inizio di serie senza dubbio promettente, che ha ancora tanto da dire e da spiegare, e io muoio dalla voglia di sapere cosa può avere preparato Joe Hart per il lettore.
TRAMA:
Troppe cornacchie dietro il trattore. Saltellano freneticamente intorno a qualcosa di bianco, pallido e informe. Un maiale. Gli occhi spenti, il corpo che freme e si agita, come se provasse a spaventare le cornacchie, appollaiate a mangiare da un grosso foro di arma da fuoco sulla sua nuca. Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d'ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all'ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi - infantili, incompleti, deformi - lo guardano ciechi. Stravolto, si chiude la porta alle spalle, senza sapere che l'assassino lo sta fissando. Così si annuncia, spaventosa, la storia dell'Uomo delle castagne, un thriller di grande livello, il primo romanzo di Søren Sveistrup, autore della serie tv The Killing - il cult mondiale che ha appassionato milioni di spettatori - e sceneggiatore dell'Uomo di neve, il film tratto dal romanzo di Jo Nesbø. Un'invenzione narrativa complessa, un assassino disumano che si muove nel fondo di questo libro con una cupezza senza eguali, un'indagine condotta con angosciata bravura da due detective - uomo e donna, lui e lei - costretti a scendere mille gradini per comprendere come un'ossessione perfetta può deviare la mente di un individuo. Nemmeno Hitchcock. Perché poi un grande thriller nasce soltanto da un magnete, un chiavistello del male che attira, che vi attira inesorabilmente là, nella stanza degli omini che dondolano. Un capitolo vi lascerà il gusto di essere su una pista possibile e il seguente vi dirà di cambiare strada. Perché l'Uomo delle castagne ha pensato a tutto e ricorda ogni cosa. Gli altri, finti innocenti, hanno dimenticato.
Soren Sveistrup ha portato in libreria una storia decisamente interessante, che va ad esplorare come il male facilmente si annida dentro le mura di casa e come spesse volte nemmeno le persone che più ci amano fanno qualcosa per aiutarci ad uscire dal nostro incubo personale.
La sua storia è una narrazione che affonda le radici in un passato che può essere lontano, ma che mai si può dimenticare ed è proprio questo il motore di tutto. Il colpevole è una persona estremamente malata, sadica e crudele ma in qualche modo pensa di essere nel giusto e questo lo rende ancora più pericoloso e instabile.
La caccia a questo mostro affonda le sue radici per tutta la storia e devo ammettere che mai mi sarei aspettata un risvolto simile, sebbene alcuni elementi fossi riuscita a prevederli, la rivelazione finale mi ha lasciata davvero senza parole e nonostante la mole di pagine ho letto il romanzo in pochissimo tempo perchè sempre più curiosa di vedere come si sarebbe conclusa la storia.
Lo stile dell'autore è tipico delle sceneggiature, sebbene sia stato bravo a caratterizzare i personaggi, e non mi stupirebbe vedere presto sul grande schermo un film su questa storia, intanto dalle ultime righe si intuisce che Thulin ed Hess non hanno ancora concluso il loro tempo e sono decisamente curiosa di sapere cosa li attenderà in futuro, per il momento non posso che chiudere questa storia ancora con l'ansia che ha caratterizzato tutta la sua lettura.
Soren Sveistrup ha portato in libreria una storia decisamente interessante, che va ad esplorare come il male facilmente si annida dentro le mura di casa e come spesse volte nemmeno le persone che più ci amano fanno qualcosa per aiutarci ad uscire dal nostro incubo personale.
La sua storia è una narrazione che affonda le radici in un passato che può essere lontano, ma che mai si può dimenticare ed è proprio questo il motore di tutto. Il colpevole è una persona estremamente malata, sadica e crudele ma in qualche modo pensa di essere nel giusto e questo lo rende ancora più pericoloso e instabile.
La caccia a questo mostro affonda le sue radici per tutta la storia e devo ammettere che mai mi sarei aspettata un risvolto simile, sebbene alcuni elementi fossi riuscita a prevederli, la rivelazione finale mi ha lasciata davvero senza parole e nonostante la mole di pagine ho letto il romanzo in pochissimo tempo perchè sempre più curiosa di vedere come si sarebbe conclusa la storia.
Lo stile dell'autore è tipico delle sceneggiature, sebbene sia stato bravo a caratterizzare i personaggi, e non mi stupirebbe vedere presto sul grande schermo un film su questa storia, intanto dalle ultime righe si intuisce che Thulin ed Hess non hanno ancora concluso il loro tempo e sono decisamente curiosa di sapere cosa li attenderà in futuro, per il momento non posso che chiudere questa storia ancora con l'ansia che ha caratterizzato tutta la sua lettura.
Cosa ne pensate di questi consigli?
Vi ispira qualche lettura?
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