Buon salve bookspediani, io e Sandy siamo pronte a portarvi con noi in una nuova lettura a due da brivido. Questa volta parliamo di :"L'uomo delle castagne" di Soren Sveistrup edito da Rizzoli.
Titolo: L'uomo delle castagne
Autore: Soren Sveistrup
Editore: Rizzoli
Genere: Thriller
Genere: Thriller
Data di uscita: 22 Gennaio 2019
Troppe cornacchie dietro il trattore. Saltellano freneticamente intorno a qualcosa di bianco, pallido e informe. Un maiale. Gli occhi spenti, il corpo che freme e si agita, come se provasse a spaventare le cornacchie, appollaiate a mangiare da un grosso foro di arma da fuoco sulla sua nuca. Un navigato agente di polizia, a una settimana dalla pensione, si ferma davanti alla fattoria di un vecchio conoscente, nei dintorni di Copenaghen. Qualcosa non va. Un maiale morto lasciato lì. Non si fa così, in campagna. Apre la porta d'ingresso, socchiusa, con due dita, come nei film. Per vedere una cosa che non avrebbe mai voluto vedere: sangue, un cadavere mutilato, altri corpi da scavalcare. Cammina fino all'ultima stanza, dove centinaia di omini fatti di castagne e fiammiferi - infantili, incompleti, deformi - lo guardano ciechi. Stravolto, si chiude la porta alle spalle, senza sapere che l'assassino lo sta fissando. Così si annuncia, spaventosa, la storia dell'Uomo delle castagne, un thriller di grande livello, il primo romanzo di Søren Sveistrup, autore della serie tv The Killing - il cult mondiale che ha appassionato milioni di spettatori - e sceneggiatore dell'Uomo di neve, il film tratto dal romanzo di Jo Nesbø. Un'invenzione narrativa complessa, un assassino disumano che si muove nel fondo di questo libro con una cupezza senza eguali, un'indagine condotta con angosciata bravura da due detective - uomo e donna, lui e lei - costretti a scendere mille gradini per comprendere come un'ossessione perfetta può deviare la mente di un individuo. Nemmeno Hitchcock. Perché poi un grande thriller nasce soltanto da un magnete, un chiavistello del male che attira, che vi attira inesorabilmente là, nella stanza degli omini che dondolano. Un capitolo vi lascerà il gusto di essere su una pista possibile e il seguente vi dirà di cambiare strada. Perché l'Uomo delle castagne ha pensato a tutto e ricorda ogni cosa. Gli altri, finti innocenti, hanno dimenticato.
IL MIO VOTO
Tutto inizia nel 1989, quando un agente di polizia ormai prossimo alla pensione, anche se non del tutto pronto a lasciare il suo lavoro, decide di accettare una chiamata che riguarda un suo vecchio conoscente, convinto che questo lo costringerà a ritardare il confronto con la moglie sul loro futuro. Eppure quando arriva alla fattoria comprende subito che qualcosa non va e la scena che si trova davanti è semplicemente raccapricciante: c'è sangue e morte ovunque e a guardare un'opera tanto crudele ci sono dei piccoli omini fatti da castagne e fiammiferi, che poi sono l'ultima cosa che l'uomo vede. Nel presente invece ci aspetta Naia Thulin, una donna con una figlia Le, che desidera abbandonare la sua postazione da poliziotta della omicidi per lavorare nella squadra informatica, ormai l'elite della polizia di Copenaghen, e visto il suo talento in campo elettronico nessuno potrebbe negarle il trasferimento, per cui è pronta a passare un'ultima tranquilla settimana alla sezione omicidi, quando la sua tranquillità viene disturbata prima da un nuovo partner, Hess, un uomo dell'Aia che sembra confinato a Copenaghen a causa di una punizione, e poi da un nuovo caso di omicidio riguardante una donna che viene ritrovata seviziata e torturata, una donna che apre una catena di omicidi in cui è difficile capire il collegamento, tranne per il fatto che nel luogo dell'omicidio c'è sempre un omino fatto di castagne, un simbolo che sta a significare che il passato non si può dimenticare, mai.
Soren Sveistrup è un nome ormai conosciuto nel panorama cinematografico, visto che è dalla sua mente che nasce la serie The Killing, tuttavia scrivere sceneggiature e scrivere libri sono elementi completamente diversi ed è normale volersi mettere alla prova, un test che l'autore con questo romanzo ha passato a pieno voti. La trama dell'Uomo delle Castagne è decisamente articolata e per questo la mole del romanzo è senza dubbio corposa, essa infatti conta quasi seicento pagine, ma la penna di Soren Sveistrup è scorrevole e diretta, anche se in alcuni tratti dispersiva, e i capitoli brevi e concisi aiutano il lettore ad immergersi sempre di più nella vicenda, illudendosi di leggere qualche pagina e ritrovandosi in un attimo a metà libro. Negli ultimi tempi sto leggendo davvero tantissimi thriller formati da più di cinquecento pagine e devo ammettere che sto notando sempre di più che, nonostante ci sia di base una buona idea, spesso la storia viene allungata per ritardare la scoperta finale e anche in questo, per quanto il libro mi sia piaciuto tantissimo, sono convinta che di alcuni elementi si potesse fare a meno, anche perchè con così tante pagine diventa anche difficile mantenere alta l'attenzione del lettore. Se la storia lo richiede sono d'accordo nell'avere una trama articolata, ma in questo caso devo ammettere che bisogna scegliere con più attenzione cosa inserire.
L'autore ci presenta una vasta gamma di personaggi, tuttavia quelli su cui si sofferma di più sono la coppia di poliziotti incaricati di risolvere un caso assai difficile.
Naia Thulin è una donna tremendamente in gamba per la sua giovane età, una che vuole fare strada e che in poco tempo si è già fatta notare dai suoi superiori, in particolare per quanto riguarda il suo possibile trasferimento all'unità informatica. Di lei non sappiamo tanto, solo che ha certamente un passato di cui non vuole parlare, sappiamo che ha una figlia Le, e che nonostante voglia andare avanti con la sua vita non presenta mai le persone che sta frequentando alla ragazza. Il suo partner è Hess, un uomo abituato a viaggiare per lavoro da ormai cinque anni, di cui è impossibile sapere qualcosa, se non che è un poliziotto dell'Aia e che è stato mandato a Copenaghen come sorta di punizione e per questo l'uomo non si applica davvero al caso, impaziente di ritornare da dove viene. Conosciamo poi il responsabile della scientifica, un caro amico di Thulin e uno stimato collega per la polizia, così come vediamo inserirsi nella storia tanti altri personaggi come le vittime e quello che riguarda la loro vita, fino ad arrivare a Rosa Hartung, una donna in carico degli Affari Sociali.
Tutti questi sono personaggi importantissimi per la storia, anche se a volte la appesantiscono con troppi dettagli sulla loro vita, ma necessari per comprenderla fino in fondo.
Quello che mi ha colpito di questo libro è come l'autore metta una sorta di distanza tra lui e i suoi personaggi principali, chiamandoli principalmente per cognome per tutta la durata della narrazione. Il nome di Thulin infatti lo scopriamo nelle prime pagine ma poi raramente viene menzionato di nuovo, stessa cosa per quanto riguarda Hess e tutti gli altri che compaiono nella storia, come a volersi proteggere lui stesso da quello che vuole far accadere.
L'uomo delle castagne infatti è una narrazione crudele, decisamente brutale a tratti, ma adatta per l'omicida il quale non solo attinge al suo passato per colpire, ma ritiene giusto quello che va perchè sa quello che succede dentro le quattro mura della casa delle vittime. Usare una tematica di questo tipo per commettere ulteriore violenza l'ho trovata decisamente forte, ma forse comprensibile poichè quando le persone si trovano in un determinato stato mentale sono spinte a compiere azioni da cui non si torna indietro, ma in qualche modo giustificabili e l'Uomo delle castagne si erge quasi da eroe, aiutando chi è impotente ma allo stesso tempo sbagliando agendo con violenza inaudita.
Soren Sveistrup ha portato in libreria una storia decisamente interessante, che va ad esplorare come il male facilmente si annida dentro le mura di casa e come spesse volte nemmeno le persone che più ci amano fanno qualcosa per aiutarci ad uscire dal nostro incubo personale.
La sua storia è una narrazione che affonda le radici in un passato che può essere lontano, ma che mai si può dimenticare ed è proprio questo il motore di tutto. Il colpevole è una persona estremamente malata, sadica e crudele ma in qualche modo pensa di essere nel giusto e questo lo rende ancora più pericoloso e instabile.
La caccia a questo mostro affonda le sue radici per tutta la storia e devo ammettere che mai mi sarei aspettata un risvolto simile, sebbene alcuni elementi fossi riuscita a prevederli, la rivelazione finale mi ha lasciata davvero senza parole e nonostante la mole di pagine ho letto il romanzo in pochissimo tempo perchè sempre più curiosa di vedere come si sarebbe conclusa la storia.
Lo stile dell'autore è tipico delle sceneggiature, sebbene sia stato bravo a caratterizzare i personaggi, e non mi stupirebbe vedere presto sul grande schermo un film su questa storia, intanto dalle ultime righe si intuisce che Thulin ed Hess non hanno ancora concluso il loro tempo e sono decisamente curiosa di sapere cosa li attenderà in futuro, per il momento non posso che chiudere questa storia ancora con l'ansia che ha caratterizzato tutta la sua lettura.
IL MIO VOTO
Tutto inizia nel 1989, quando un agente di polizia ormai prossimo alla pensione, anche se non del tutto pronto a lasciare il suo lavoro, decide di accettare una chiamata che riguarda un suo vecchio conoscente, convinto che questo lo costringerà a ritardare il confronto con la moglie sul loro futuro. Eppure quando arriva alla fattoria comprende subito che qualcosa non va e la scena che si trova davanti è semplicemente raccapricciante: c'è sangue e morte ovunque e a guardare un'opera tanto crudele ci sono dei piccoli omini fatti da castagne e fiammiferi, che poi sono l'ultima cosa che l'uomo vede. Nel presente invece ci aspetta Naia Thulin, una donna con una figlia Le, che desidera abbandonare la sua postazione da poliziotta della omicidi per lavorare nella squadra informatica, ormai l'elite della polizia di Copenaghen, e visto il suo talento in campo elettronico nessuno potrebbe negarle il trasferimento, per cui è pronta a passare un'ultima tranquilla settimana alla sezione omicidi, quando la sua tranquillità viene disturbata prima da un nuovo partner, Hess, un uomo dell'Aia che sembra confinato a Copenaghen a causa di una punizione, e poi da un nuovo caso di omicidio riguardante una donna che viene ritrovata seviziata e torturata, una donna che apre una catena di omicidi in cui è difficile capire il collegamento, tranne per il fatto che nel luogo dell'omicidio c'è sempre un omino fatto di castagne, un simbolo che sta a significare che il passato non si può dimenticare, mai.
Soren Sveistrup è un nome ormai conosciuto nel panorama cinematografico, visto che è dalla sua mente che nasce la serie The Killing, tuttavia scrivere sceneggiature e scrivere libri sono elementi completamente diversi ed è normale volersi mettere alla prova, un test che l'autore con questo romanzo ha passato a pieno voti. La trama dell'Uomo delle Castagne è decisamente articolata e per questo la mole del romanzo è senza dubbio corposa, essa infatti conta quasi seicento pagine, ma la penna di Soren Sveistrup è scorrevole e diretta, anche se in alcuni tratti dispersiva, e i capitoli brevi e concisi aiutano il lettore ad immergersi sempre di più nella vicenda, illudendosi di leggere qualche pagina e ritrovandosi in un attimo a metà libro. Negli ultimi tempi sto leggendo davvero tantissimi thriller formati da più di cinquecento pagine e devo ammettere che sto notando sempre di più che, nonostante ci sia di base una buona idea, spesso la storia viene allungata per ritardare la scoperta finale e anche in questo, per quanto il libro mi sia piaciuto tantissimo, sono convinta che di alcuni elementi si potesse fare a meno, anche perchè con così tante pagine diventa anche difficile mantenere alta l'attenzione del lettore. Se la storia lo richiede sono d'accordo nell'avere una trama articolata, ma in questo caso devo ammettere che bisogna scegliere con più attenzione cosa inserire.
L'autore ci presenta una vasta gamma di personaggi, tuttavia quelli su cui si sofferma di più sono la coppia di poliziotti incaricati di risolvere un caso assai difficile.
Naia Thulin è una donna tremendamente in gamba per la sua giovane età, una che vuole fare strada e che in poco tempo si è già fatta notare dai suoi superiori, in particolare per quanto riguarda il suo possibile trasferimento all'unità informatica. Di lei non sappiamo tanto, solo che ha certamente un passato di cui non vuole parlare, sappiamo che ha una figlia Le, e che nonostante voglia andare avanti con la sua vita non presenta mai le persone che sta frequentando alla ragazza. Il suo partner è Hess, un uomo abituato a viaggiare per lavoro da ormai cinque anni, di cui è impossibile sapere qualcosa, se non che è un poliziotto dell'Aia e che è stato mandato a Copenaghen come sorta di punizione e per questo l'uomo non si applica davvero al caso, impaziente di ritornare da dove viene. Conosciamo poi il responsabile della scientifica, un caro amico di Thulin e uno stimato collega per la polizia, così come vediamo inserirsi nella storia tanti altri personaggi come le vittime e quello che riguarda la loro vita, fino ad arrivare a Rosa Hartung, una donna in carico degli Affari Sociali.
Tutti questi sono personaggi importantissimi per la storia, anche se a volte la appesantiscono con troppi dettagli sulla loro vita, ma necessari per comprenderla fino in fondo.
Quello che mi ha colpito di questo libro è come l'autore metta una sorta di distanza tra lui e i suoi personaggi principali, chiamandoli principalmente per cognome per tutta la durata della narrazione. Il nome di Thulin infatti lo scopriamo nelle prime pagine ma poi raramente viene menzionato di nuovo, stessa cosa per quanto riguarda Hess e tutti gli altri che compaiono nella storia, come a volersi proteggere lui stesso da quello che vuole far accadere.
L'uomo delle castagne infatti è una narrazione crudele, decisamente brutale a tratti, ma adatta per l'omicida il quale non solo attinge al suo passato per colpire, ma ritiene giusto quello che va perchè sa quello che succede dentro le quattro mura della casa delle vittime. Usare una tematica di questo tipo per commettere ulteriore violenza l'ho trovata decisamente forte, ma forse comprensibile poichè quando le persone si trovano in un determinato stato mentale sono spinte a compiere azioni da cui non si torna indietro, ma in qualche modo giustificabili e l'Uomo delle castagne si erge quasi da eroe, aiutando chi è impotente ma allo stesso tempo sbagliando agendo con violenza inaudita.
Soren Sveistrup ha portato in libreria una storia decisamente interessante, che va ad esplorare come il male facilmente si annida dentro le mura di casa e come spesse volte nemmeno le persone che più ci amano fanno qualcosa per aiutarci ad uscire dal nostro incubo personale.
La sua storia è una narrazione che affonda le radici in un passato che può essere lontano, ma che mai si può dimenticare ed è proprio questo il motore di tutto. Il colpevole è una persona estremamente malata, sadica e crudele ma in qualche modo pensa di essere nel giusto e questo lo rende ancora più pericoloso e instabile.
La caccia a questo mostro affonda le sue radici per tutta la storia e devo ammettere che mai mi sarei aspettata un risvolto simile, sebbene alcuni elementi fossi riuscita a prevederli, la rivelazione finale mi ha lasciata davvero senza parole e nonostante la mole di pagine ho letto il romanzo in pochissimo tempo perchè sempre più curiosa di vedere come si sarebbe conclusa la storia.
Lo stile dell'autore è tipico delle sceneggiature, sebbene sia stato bravo a caratterizzare i personaggi, e non mi stupirebbe vedere presto sul grande schermo un film su questa storia, intanto dalle ultime righe si intuisce che Thulin ed Hess non hanno ancora concluso il loro tempo e sono decisamente curiosa di sapere cosa li attenderà in futuro, per il momento non posso che chiudere questa storia ancora con l'ansia che ha caratterizzato tutta la sua lettura.
si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio
e Sandy Mercado per la grafica
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