Buon salve bookspediani.
Oggi vi porto la recensione de "La conseguenza" di Rhidian Brook, in occasione del review party per la sua uscita in libreria grazie a Sperling.
Titolo: La conseguenza
Autore: Rhidian Brook
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: Historical Fiction
Data di uscita: 19 Marzo 2019
Amburgo, 1946. La città, assegnata agli inglesi dopo la spartizione fatta dagli Alleati della Germania sconfitta, è devastata come le vite di chi la abita: vinti e vincitori. È in questa notte buia dell’anima che il colonnello inglese Lewis Morgan, incaricato di gestire la ricostruzione di questa città senza speranza, si trova costretto, suo malgrado, a requisire al legittimo proprietario, l’architetto tedesco Stefan Lubert, una splendida villa sul fiume Elba.
Nonostante la diffidenza di sua moglie Rachael, Lewis offre a Lubert e Frieda, la figlia adolescente, la possibilità di rimanere a vivere nella villa. Le due famiglie per quanto non condividano quasi nulla, sono però accomunate dallo stesso dolore causato dalla guerra: Lewis e Rachael hanno perso il figlio maggiore per una bomba nemica, mentre Stefan, per la stessa ragione, ha perso sua moglie Claudia.
I destini delle due famiglie iniziano a intrecciarsi in un susseguirsi di emozioni e colpi di scena: solo affrontando le conseguenze del dolore, infatti, la notte delle loro vite potrà cedere il passo a una nuova alba.
IL MIO VOTO
Dopo la fine della seconda guerra mondiale e la sconfitta della Germania, oltre ad una città piena di dolore e di sofferenza non resta più nulla. Tanto è andato distrutto, e non solo vite umate, ma anche città di cui è rimasto solo polvere e rovine. Tra le tante, anche Amburgo deve essere ricostruita e spetta agli inglesi questo compito. In particolare a capo di questo progetto c'è il colonnello inglese Lewis Morgan, un uomo che è rimasto lontano dalla moglie e dal figlio per tanto, troppo tempo e che ora costringe la donna a lasciare il suo paese per trasferirsi non solo in una città i cui abitanti sono stati fermi sostenitori dei nazisti, ma deve vivere proprio nella casa di uno di loro.
Proprio a causa dei suoi ideali infatti, uno degli architetti più famosi della città, Stefan Lubert, si ritrova costretto non solo ad aprire le porte della sua casa al colonnello inglese, ma addirittura a doverla lasciare, in attesa di comprendere il giudizio nei suoi confronti.
Il colonnello tuttavia è un uomo ragionevole e viste le dimensioni della casa decide di permettere all'uomo di poter restare nella tenuta, confinato al piano superiore insieme alla figlia Frieda, la quale non è di troppa compagnia poichè sta ancora soffrendo la perdita della madre a causa della guerra, così come lo stesso Lubert.
Rachel, la moglie di Lewis, non è per niente convinta della scelta del marito: come può dividere la casa con persone che non conosce e soprattutto con quelli che fino a poco tempo prima chiamava nemici. Eppure più tempo passa in casa, più capisce che anche Lubert ha un passato ma soprattutto vuole avere un futuro da uomo libero.
Arriva oggi in libreria un romanzo che approfondisce una parte storica molto importante, che non si focalizza solo sulla seconda guerra mondiale e sulle mostruosità che l'hanno caratterizzata, ma pone le domande su quello che accade dopo. Quando una guerra è finita, cosa resta?
Come vivono i vincitori e i vinti questa conclusione?
Non è facile rispondere a queste domande, ma il romanzo di Rhidian Brook ci aiuta decisamente a vedere una piccola parte di quello che è accaduto. Dopo la fine della guerra infatti la Germania ha perso, e benchè tutti festeggiassero la vittoria e la sconfitta di una nazione che ha osato affermarsi come razza suprema, mandando a morte tutti quelli che riteneva inferiori, nessuno si è mai chiesto come si sentissero i tedeschi sopravissutti alla guerra.
Per un noto architetto di Amburgo non è stato decisamente facile affrontare la seconda guerra mondiale: non ha avuto altra scelta che schierarsi con i nazisti, visto che era un tedesco, eppure anche lui non è stato immune alla morte visto che durante gli attacchi ha perso la moglie Claudia, una delle sue ragioni di vita insieme alla figlia Frieda.
Per quanto sia difficile provare empatia per il popolo tedesco, l'autore riesce molto bene a farci affezionare a Stefan Lubert, un uomo costretto ad aprire la sua casa a quelli che fino a poco tempo prima erano dei nemici.
Nemmeno per gli inglesi la situazione è facile: spetta a loro il compito di ricostruire la città di Amburgo e per farlo è necessario trasferirsi nella città, non possono certo seguire la sua rinascita da lontano. Questo non solo significa essere in territorio nemico, ma significa anche essere a stretto contatto con i tedeschi, vivere nelle loro case e imparare i loro usi e costumi. Per Rachel, la moglie del colonnello incaricato di ricostruire la città, non è certo facile vivere in Germania, ma lo è ancora meno condividere la casa che hanno preso in prestito con un tedesco di cui non conosce nulla, ne passato ne presente, ma si limita solamente a giudicarlo per le sue azioni e per le sue scelte.
Rachel è una donna che si mostra forte all'esterno, ma che soffre terribilmente per la perdita di suo figlio e questo è un dolore che non passerà mai, non riesce a passare nemmeno quando si prende cura del suo secondo figlio e non riesce nemmeno ad avvicinarla a suo marito, che sente più distante che mai. Rachel si sente sola ed intrappolata in una casa e in una città che non conosce, ma non sa che non è la sola ad esserlo. Anche Lubert comprende bene cosa significa essere in trappola, non è mai stato in prigione ma è come se fosse dietro le sbarre nella sua stessa casa e sa bene cosa significa perdere qualcuno, più di quanto pensi.
Rhidian Brook con questo romanzo riesce a riunire sotto lo stesso tetto, letteralmente, due culture e due nazioni completamente diverse che fino a poco tempo prima hanno lottato contro di loro, si sono considerate nemiche e si sono guardate le spalle le une dalle altre, ma in fin dei conti i loro abitanti non sono mai stati troppo diversi tra loro. E' davvero difficile provare solidarietà o empatia per il popolo tedesco: del resto loro hanno seguito gli ordini del loro leader e potevano ribellarsi, anche se gli sarebbe costato la vita, ma questo non significa che tutti credessero davvero in quello che professava Hitler. In tanti sono stati al suo gioco semplicemente per sopravvivere, per avere l'occasione di vedere un altro giorno. Tanti altri hanno perso la loro casa e la loro famiglia, tutto a causa delle idee di un folle e questo ha il suo peso. Di fronte alla morte, alla distruzione e al dolore siamo tutti uguali e così come hanno sofferto tutte le nazioni entrate in guerra con la Germania, così hanno sofferto i tedeschi, poichè anche loro hanno perso qualcosa o qualcuno che non potranno mai più avere.
E' stata una vera sfida, a mio avviso, per l'autore riuscire ad arrivare al lettore parlando anche di una famigia tedesca, ma è proprio in questi casi che ci si dimostra solidali.
Rachel infatti gradualmente comprende il dolore di Lubert e finisce per capire che anche lui come gli altri ha diritto a sentirsi ferito. Solo affrontando questo dolore potrà essere di nuovo libero, e così Rachel stessa: alla fine dei conti sono due anima intrappolati in una gabbia senza sbarre.
In questi ultimi tempi sto scoprendo letture davvero interessanti e allo stesso tempo istruttive per quanto riguarda la storia, di cui sto diventando sempre più curiosa. Quello che Rhidian Brook racconta in questo romanzo è un periodo di cui ancora non avevo letto nulla a riguardo, se non nei libri di storia, e onestamente sono sempre più convinta che questi romanzi dovrebbero essere inseriti nella lista dei libri da leggere a scuola, apprenderebbero la storia molto più volentieri. Ovviamente ogni autore, per quanto attinga alla verità, crea sempre una sua storia di fantasia, eppure quella descritta da Brook sembra davvero accaduta nella realtà. L'intensità con cui descrive i suoi personaggi, le caratterizzazioni decisamente curate e il loro background li rendono decisamente realistici. L'autore si serve di una delle poche cose che non guarda in faccia nessuno per colpire, che non fa distinzioni di alcun tipo, per intrecciare il destino di due famiglie completamente diverse: il dolore.
Questo può essere un'arma capace di annientarci, specialmente se nessuno è in grado di comprenderci, ma quando si è insieme a qualcuno che capisce davvero come ci si sente a sentire la mancanza di una persona amata, tutto è possibile. Anche ricostruire una città e anche superare tutte le barriere dei pregiudizi e vedere la persona per quello che è, non per la sua nazionalità o i suoi ideali.
La conseguenza non è una lettura facile, ma è una lettura che resta indelebile nel cuore per gli argomenti che tocca ma soprattutto per la delicatezza con cui li affronta.
si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio
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