Buon salve bookspediani.
Come ogni sabato io e Sandy siamo pronte a condividere con noi la nostra lettura scelta insieme e questa volta parliamo di "Il giardino di bronzo" di Gustavo Malajovich, edito SEM.
Titolo: Il giardino di bronzo
Autore: Gustavo Malajovich
Editore: SEM
Genere: Thriller
Genere: Thriller
Data di uscita: 14 Marzo 2019
La vicenda copre l’arco di un decennio, durante il quale le ricerche della bambina, tra piste false e poliziotti inefficienti, arrivano a un punto morto. Una battaglia infinita contro un sistema cinico e corrotto che diventerà l’unica ragione di vita di un padre che dalla metropoli si spingerà nell’Argentina più rurale e misteriosa in un viaggio dentro un orrore incomprensibile.
IL MIO VOTO
Fabián Danubio è un uomo con una vita imperfetta che ultimamente gli sta stretta: il suo matrimonio con Lila non sembra andare da nessuna parte, pesso litigano, non sanno se effettivamente si amano ancora e ogni tentativo di parlare e risolvere quello che è in sospeso tra loro risulta vano. Nemmeno il suo lavoro da architetto riesce a farlo sentire come una volta, non riesce più a dare vita a qualcosa di indimenticabile. L'unica persona che rende la sua vita più facile è la piccola Moira, la figlia di quattro anni che non è immune alle difficoltà dei genitori e che ha un paio di problemi da affrontare come il costante fare la pipì a letto per avere una scusa per stare con i genitori e la difficoltà di legare con altri compagni, lasciandola sola.
Con lei c'è spesso la babysitter, una ragazza che è subito andata d'accordo con lei e che passa molto tempo a casa Danubio, aiutando anche Lila visto che manifesta segni di depressione e spesso non si prende cura della casa o di se stessa, poichè troppo immersa nei suoi pensieri.
Un pomeriggio Moira e la babysitter escono di casa per andare alla festa di un compagno di scuola della bambina, ma a questa festa non ci arriveranno mai. Subito la famiglia Danubio allerta le autorità, ma le ore passano in fretta e di Moira non si ha nessuna traccia. Il tempo purtroppo è un grande nemico in questi casi e più giorni passano, più le speranze si affivoliscono per Lila e Fabián, che non sempre riescono a reggere la tensione di tutto. La polizia non sembra determinata ad arrivare ad alcun risultato e l'unica persona che aiuta Fabián è un detective privato, che fa più passi avanti lui in qualche giorno a confronto con la polizia che ancora dopo mesi brancola nel buio. Eppure non c'è nulla da fare, niente sembra spiegare cosa è successo a Moira e Fabián per avere risposte dovrà attendere più di dieci anni, affrontando continue delusioni, incompetenza della polizia e verità che non possono essere più nascoste.
Gustavo Malajovich arriva in libreria con una storia che non può non far venire i brividi per le tematiche di cui tratta ma soprattutto per come sceglie di sfrutturare il suo romanzo, poichè a differenza di tanti altri non si fa scrupoli a dipinge una narrazione quanto più realistica possibile, dove purtroppo non sempre la fiducia e la speranza hanno la meglio, ma ci mostra soprattutto il dolore e le ombre di una coppia che si vede perdere il loro bene più prezioso: la loro bambina. Solo questo basta per capire che l'autore sceglie di mettere per iscritto una delle paure più grandi di un genitore, ma questa è solo la punta dell'icerberg per far capire che ci sono vari modi per affrontare questa situazione, che non sempre finisce in modo positivo.
La famiglia Danubio è la rappresentazione perfetta di quei casi in cui purtroppo non è tutto rosa e fiori: la madre di Moira infatti, Lila, soffriva già da prima della sparizione della figlia di una forma di depressione e la scomparsa della piccola non fa che acutizzare il suo malessere, rendendola completamente irraggiungibile dagli altri.
A lottare ogni giorno, sperando di trovare una pista che conduca alla verità, rimane solo Florian, un uomo che è spesso preso dallo sconforto ma non accetta di perdere la figlia senza lottare, non può dormire senza sapere la verità.
E questa purtroppo tarda ad arrivare, perchè la polizia è troppo concentrata su molte piste ma senza nessuna prova o direzione da seguire, tanto è che sono gli stessi genitori ad essere dei possibili sospettati per la scomparsa di Moira.
Gustavo Malajovich si serve di un narratore che sa già la storia e che quindi, raccontandocela, ci anticipa qualche piccolo dettaglio e sebbene questo serva a prepararci al peggio, non si è mai preparati a leggere quello che poi succede, perchè certe scene fanno proprio male al cuore.
Fin dal principio vediamo un Fabian molto attento alla figlia, un uomo che ama la sua famiglia e che vuole proteggerla ad ogni costo, ed è per questo che ha delle strane sensazioni negli ultimi tempi, sensazioni che sceglie di non approfondire e che lo portano inevitabilmente a venire logorato da sensi di colpa perchè forse c'era qualcosa che poteva fare per prevenire tutto questo dolore che sta sentendo e che sta mettendo in ginocchio una Lila già terribilmente a pezzi. L'uomo quindi non si può permettere di piangere perchè deve tenere duro per la moglie, ma allo stesso tempo non può che arrabbiarsi con la polizia, che non sembra arrivare da nessuna parte. Gustavo Malajovich infatti mette bene in evidenza l'incompetenza del corpo poliziesco, facendo capire che solo un paio di agenti sono preoccupati per la bambina scomparsa, mentre per tutti gli è uno dei tanti casi che può essere risolto come no.
A testimoniarlo è proprio il fatto che basta un solo detective per trovare in minor tempo più informazioni di un'intera squadra di polizia in mesi.
E' proprio la relazione d'amicizia tra Fabian e Doberti, il detective privato, la parte più interessante del romanzo poichè, sebbene per la polizia risulti ancora un caso attivo, ben presto viene oscurato da tanti altri misteri da risolvere.
Doberti invece non si perde mai d'animo e continua a spronare Fabian, il quale dopo mesi e mesi sembra perdere completamente la fede e la speranza di rivedere la figlia.
La polizia infatti non vorrebbe nessuno di esterno sul caso, ma è innegabile che i due uomini portano più risultati che insuccessi, anche se nulla sembra portare alla verità.
Bisognerà attendere dieci anni per questo, anni in cui Fabian ha cercato di andare avanti con la sua vita e ha sperato che sua figlia fosse viva da qualche parte, che non le fosse successo niente di drammatico e che prima o poi avrebbe potuto rivedere il suo viso, anche per un attimo, tra la folla. Anche per Doberti il tempo passa eppure il ricordo di quel caso non può che tormentarlo e spingerlo a dargli una nuova occasione. E' davvero incredibile sapere che un detective privato risulta essere più efficiente di un'intera squadra di polizia e in questo romanzo l'autore non solo mette in evidenza come non ci sia una vera e propria voglia di catturare il colpevole, ma la corruzione che si nasconde tra loro poichè ci sono alcuni dettagli che lasciano presagire che chiunque sia il colpevole abbia amici di un certo livello.
Il giardino di bronzo è una storia che mi ha trasmesso un'ansia pazzesca, poichè il narratore ogni volta mi preparava al peggio eppure io ogni volta non ero pronta a quello che aveva preparato Gustavo Malajovich. L'autore non solo gioca con le paure più grande di un genitore, ma ci mostra anche cosa la scomparsa di un figlio è in grado di fare a una famiglia: unirla oppure farla crollare del tutto, distruggendo il poco che c'era rimasto. In questo senso crea una contrapposizione perfetta tra Fabian e Lila, dove il primo combatte, non si perde d'animo, si arrabbia, impreca, cerca strade alternative per arrivare alla verità; mentre invece la seconda si abbandona al suo dolore, non riprendendosi mai più dalla perdita della piccola. Ecco quindi che la storia si focalizza su Fabian e sul suo percorso in questi dieci anni in cui non ha notizie, notiamo quindi la differenza tra i primi giorni dalla scomparsa, quando ancora era fiducioso di trovarla e come è dieci anni dopo, un uomo che non ha ancora messo una pietra sopra sul passato ma che ormai cerca di rifarsi una vita, sebbene sappia che la polizia ha avuto un ruolo molto importante nel non ritrovare la figlia, perchè se avessero combattutto di più, sarebbero arrivati alla verità.
E' anche la verità una parte fondamentale della storia, poichè in effetti pochissimi personaggi possono fantarsi di essere completamente sinceri. Nemmeno Fabian in questo si presenta bene, poichè spesse volte decide di mentire alla polizia per continuare ad indagare da solo su quello che è successo alla figlia. E sarà proprio il suo non arrendersi mai a condurlo ad una verità che mai si sarebbe aspettato.
L'autore è stata davvero bravo a non far mai prevedere nulla al lettore: tutto quello che è accaduto è davvero difficile da accettare e ancora più difficile da prevedere, perchè ogni qual volta lasciava intravedere il quadro generale della storia, cambiava subito direzione.
Ammetto che il romanzo potrebbe spaventarvi dalla sua mole: esso infatti è composto da cinquecento pagine e devo dire che forse alcune parti potevano essere trattate in modo diverso, più conciso, mentre altre hanno rallentato il ritmo narrativo, ma comunque non mi sono mai annoiata e non mi sono fermata un attimo, fino a quando non sono arrivata alla conclusione. Le cinquecento pagine di Gustavo Malajovich non pesano, scorrono via che è un piacere e ci immergono in un orrore che difficilmente si può dimenticare, ma soprattutto comprendere.
Gustavo Malajovich si è dimostrato un autore davvero astuto e geniale, che senza dubbio è da tenere d'occhio per il futuro, ma intanto "Il giardino di bronzo" vi aspetta nel presente e io vi consiglio di non farlo attendere troppo.
si ringrazia la casa editrice
per la copia omaggio
e Sandy Mercado per la grafica
Ciao. sono brasiliana e ho scoperto questo meraviglioso libro per caso. La trama è da brividi. Subitamente è diventato il migliore libro che ho letto negli ultimi 10 anni, dunque l'ho acquistato in spagnolo, portoghese e italiano. Mi è piaciuto un sacco il tuo parere. Anch'io ve lo raccomando fortemente. Scusatemi per il mi cattivo italiano... Felice 2023.
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