Buon salve bookspediani.
Siete pronti a conoscere il mio pensiero riguardo a "Alla fine del mondo" di Geraldine McCaughrean, una lettura super recente edita da Mondadori? Eccovi accontentati!
Titolo: Alla fine del mondo
Siete pronti a conoscere il mio pensiero riguardo a "Alla fine del mondo" di Geraldine McCaughrean, una lettura super recente edita da Mondadori? Eccovi accontentati!
Titolo: Alla fine del mondo
Autore: Geraldine McCaughrean
Genere: Libri per ragazzi
Editore: Mondadori
Data di uscita: 9 Luglio 2019
Arcipelago di Saint Kilda, Scozia, 1727. Come ogni estate una barca parte dall'isola di Hirta per lasciare sul Warrior Stac, un faraglione abitato solo da brulicanti colonie di uccelli marini, Quilliam e i suoi amici uccellatori. Tornerà a prenderli alla fine della loro battuta di caccia, tre settimane dopo. Ma quando ormai l'autunno serra il faraglione nella sua morsa di vento e tempeste, ancora nessuno è tornato a recuperare Quilliam e gli altri, e giorno dopo giorno gli uccelli volano via insieme alle speranze di rivedere presto casa. Cosa è stato della sua famiglia e dì tutti gli abitanti di Hirta? Solo la fine del mondo può avere ímpedíto loro di liberare gli uccellatori da quella prigione di roccia, freddo, fame e paura.
Geraldine McCaughrean, partendo da qualcosa di realmente accaduto, ha dato vita ad una storia che lascia inevitabilmente un segno nel cuore dei lettori, i quali si ritrovano insieme ai personaggi in un'isola lontana da tutto e da tutti, in balia del loro destino. Come ogni estate infatti i ragazzi dell'isola di Hirta, adempiono al loro compito di uccellatori e quindi vengono lasciati sul Warrior Stac, un faraglione abitato da colonie di uccelli marini, per prenderne quanti più possibili da poi riportare a casa. Questo processo dura solo tre settimane, al termine di questi ventuno giorni infatti la stessa barca che li ha portati al faraglione tornerà a prenderli, come di fatto deve essere.
L'arrivo a Warrior Stac per i nove ragazzi e per i tre adulti che li accompagnano inizia un po' come un divertimento, un po' come una dimostrazione del loro valore e nel gruppo sarà Quilliam a dimostrarsi subito all'altezza della situazione, non solo perchè più grande di altri ragazzi, ma anche per la sua intraprendenza. Tra una caccia e l'altra le giornate passano in fretta e quando arriva la data del fatidico ritorno, il gruppo non potrebbe essere più felice di tornare ad Hirta. Ma non c'è nessuna barca all'orizzonte pronta a portali a casa e l'unico pensiero va alle loro famiglie, a cosa può essere successo per non tornare a prendere i propri figli e la sola soluzione è che sia giunto il giorno del Giudizione, la tanto temuta fine del mondo, tranne per loro, troppo lontani dagli occhi di Dio per essere reclamati. Inizia così per loro la lotta alla sopravvivenza in un posto che non è fatto per essere abitato, in mezzo a ragazzi e uomini che iniziano a credersi chissà chi e questo mette ancora più in pericolo la sopravvivenza del gruppo.
Quella raccontata da Geraldine McCaughrean è una storia davvero incredibile, caratterizzata da tantissime nozioni sugli uccelli marini, in cui in fondo al libro si può trovare un glossario utilissimo per comprendere ogni parte della storia, e su cosa significa essere un uccellatore: per Quilliam e per tutto il resto del gruppo essere sul Warrior Stac è un dovere ma anche un onore perchè non solo significa prendersi cura della propria famiglia affrontando queste tre settimane lontano da casa, ma significa anche dimostrare il proprio valore e in un certo senso tornare ad Hirta un po' più uomini che bambini. E' vero che tre settimane non sono tanto tempo, eppure inizialmente anche quei pochi giorni mettono a dura prova, o così sembra, i ragazzi, tra i quali infatti spuntano personaggi molto spaventati come il piccolo Davie, che guarda Quilliam con grande ammirazione e rispetto, come se volesse imparare tutto quello che può da lui. Non manca certamente la presenza del bullo dell'isola, che anche lontano da casa non sembra maturare, ma anzi da il peggio di sè, mettendo ancora più in difficoltà gli elementi più deboli del gruppo. E poi c'è Quilliam, il ragazzo su cui si sofferma maggiormente la narrazione, quel personaggio che cerca di aiutare tutti come può, cerca di essere un esempio e allo stesso tempo non vede l'ora di tornare a casa perchè ha conosciuta una ragazza e si è innamorato di lei, per cui non vuole starle lontano nemmeno un secondo più del necessario.
Purtroppo però i piani non vanno come previsto: la permanenza nel faraglione è molto più lunga di quello che tutto il gruppo si aspettava e vedere passare le giornate senza sapere cosa succederà è stato un vero colpo al cuore.
Proprio da questo prende spunto il romanzo: è accaduto realmente che un gruppo di ragazzi restasse intrappolato sul Warrior Stac, ma quello che non viene raccontato è come i ragazzi hanno vissuto quel tempo lontano da casa, senza sapere se mai qualcuno sarebbe tornato a prenderli ma soprattutto quello che li tormentava era il non sapere il motivo per cui nessuno arrivasse a salvarli. Il fatto di non sapere a quale destino sono andati incontro le loro famiglie è uno dei maggiori momenti di forza del romanzo, poichè vediamo la rassegnazione negli occhi dei ragazzi, i quali ormai hanno capito che deve essere davvero finito il mondo perchè le loro famiglie permettano a loro di restare così tanto lontani da casa. Non aiuta il fatto che tra i tre accompagnatori adulti ci sia un fanatico che si erge come pastore, il quale crede appunto che tutto sia un presagio di morte e per questo inizia a costringere i ragazzi a confessarsi, sperando di mettere zizzania tra di loro e di separarli. Ci sono infatti tantissimi segreti che aleggiano nel gruppo, segreti fatti per restare privati, e quello che l'uomo fa è strappare loro la forza per sopravvivere, quella forza a cui Quilliam si aggrappa con prepotenza, pensando costantemente alla ragazza che lo sta aspettando a Hirta e che forse non rivedrà mai più.
La parte che ha maggiormente impatto emotivo nel lettore è sicuramente quella in cui i ragazzi restano in balìa del loro destino: ormai le settimane iniziano ad essere mesi, i giorni si confondono tra loro ed è difficile capire quanto tempo è passato dal loro arrivo e quanto ancora potranno resistere. E' chiaro che le stagioni passano, per cui capiamo bene che il tempo che trascorrono nel faraglione è esteso, e questo ovviamente è un male perchè la stagione estiva lascia il posto all'autunno, il che significa che il clima inizia a pesare sui ragazzi, i quali non hanno mezzi adatti per ripararsi ai cambiamenti climatici, non conoscono bene il faraglione e con le giornate che si accorciano sempre di più, è impossibile non incappare in pericoli e soprattutto ben presto gli uccelli se ne andranno e con essi anche la loro unica possibilità di sostentamento. Quello che quindi mi è piaciuto è il fatto che sebbene le condizioni che descrive l'autrice siano più disperate che mai, lo fa senza mai pesare sul lettore, il quale si rende conto della drammaticità della situazione, e per la semplicità con cui ci viene raccontato non possiamo fare altro che metterci una mano sul cuore e pregare che non sia davvero arrivata la fine del mondo, soprattutto che non sia arrivata davvero la fine per questi ragazzi, ormai abbandonati a loro stessi, che non possono fare altro che lasciare tutti i problemi che hanno da parte e unire le forze non solo per nutrirsi ma anche per ricordarsi le cose più importanti, come i ricordi della loro famiglia, i giorni che stanno passando sempre più in fretta e allo stesso tempo con grande lentezza e soprattutto devono ricordarsi bene chi sono, per avere la possibilità di avere un futuro.
Alla fine del mondo è una lettura che deve essere assaporata pagina dopo pagina, per arrivare a capire la fragile condizione in cui i ragazzi vengono sottoposti e mette davvero i brividi pensare che per quanto sia un libro e quindi l'autrice ha sviluppato la storia come meglio credeva, il tutto è ispirato ad un fatto realmente accaduto.
L'ambientazione, così come l'anno, non è fittizia, ancora oggi esiste l'isola di Hirta e devo ammettere che dopo le descrizioni così realistiche, meravigliose ma allo stesso tempo crudeli, la voglia di visitarla è davvero alta.
L'autrice infatti durante le quasi trecento pagine mette a stretto contatto il lettore e i personaggi con la natura, facendoci capire quanto è meravigliosa ma quanto essa può essere malvagia allo stesso tempo. La storia di Quilliam e dei suoi amici è certamente di follia, di crescita ma principalmente di sopravvivenza, che pagina dopo pagina mette nero su bianco cosa significa ogni giorno non sapere cosa accadrà e io ne ho adorato ogni singolo momento: ho sofferto con questi personaggi e mi sono affezionata a loro e, sebbene il romanzo non sia perfetto, io l'ho amato nella sua imperfezione e per questo non posso che consigliarvelo.
IL MIO VOTO
L'arrivo a Warrior Stac per i nove ragazzi e per i tre adulti che li accompagnano inizia un po' come un divertimento, un po' come una dimostrazione del loro valore e nel gruppo sarà Quilliam a dimostrarsi subito all'altezza della situazione, non solo perchè più grande di altri ragazzi, ma anche per la sua intraprendenza. Tra una caccia e l'altra le giornate passano in fretta e quando arriva la data del fatidico ritorno, il gruppo non potrebbe essere più felice di tornare ad Hirta. Ma non c'è nessuna barca all'orizzonte pronta a portali a casa e l'unico pensiero va alle loro famiglie, a cosa può essere successo per non tornare a prendere i propri figli e la sola soluzione è che sia giunto il giorno del Giudizione, la tanto temuta fine del mondo, tranne per loro, troppo lontani dagli occhi di Dio per essere reclamati. Inizia così per loro la lotta alla sopravvivenza in un posto che non è fatto per essere abitato, in mezzo a ragazzi e uomini che iniziano a credersi chissà chi e questo mette ancora più in pericolo la sopravvivenza del gruppo.
Quella raccontata da Geraldine McCaughrean è una storia davvero incredibile, caratterizzata da tantissime nozioni sugli uccelli marini, in cui in fondo al libro si può trovare un glossario utilissimo per comprendere ogni parte della storia, e su cosa significa essere un uccellatore: per Quilliam e per tutto il resto del gruppo essere sul Warrior Stac è un dovere ma anche un onore perchè non solo significa prendersi cura della propria famiglia affrontando queste tre settimane lontano da casa, ma significa anche dimostrare il proprio valore e in un certo senso tornare ad Hirta un po' più uomini che bambini. E' vero che tre settimane non sono tanto tempo, eppure inizialmente anche quei pochi giorni mettono a dura prova, o così sembra, i ragazzi, tra i quali infatti spuntano personaggi molto spaventati come il piccolo Davie, che guarda Quilliam con grande ammirazione e rispetto, come se volesse imparare tutto quello che può da lui. Non manca certamente la presenza del bullo dell'isola, che anche lontano da casa non sembra maturare, ma anzi da il peggio di sè, mettendo ancora più in difficoltà gli elementi più deboli del gruppo. E poi c'è Quilliam, il ragazzo su cui si sofferma maggiormente la narrazione, quel personaggio che cerca di aiutare tutti come può, cerca di essere un esempio e allo stesso tempo non vede l'ora di tornare a casa perchè ha conosciuta una ragazza e si è innamorato di lei, per cui non vuole starle lontano nemmeno un secondo più del necessario.
Purtroppo però i piani non vanno come previsto: la permanenza nel faraglione è molto più lunga di quello che tutto il gruppo si aspettava e vedere passare le giornate senza sapere cosa succederà è stato un vero colpo al cuore.
Proprio da questo prende spunto il romanzo: è accaduto realmente che un gruppo di ragazzi restasse intrappolato sul Warrior Stac, ma quello che non viene raccontato è come i ragazzi hanno vissuto quel tempo lontano da casa, senza sapere se mai qualcuno sarebbe tornato a prenderli ma soprattutto quello che li tormentava era il non sapere il motivo per cui nessuno arrivasse a salvarli. Il fatto di non sapere a quale destino sono andati incontro le loro famiglie è uno dei maggiori momenti di forza del romanzo, poichè vediamo la rassegnazione negli occhi dei ragazzi, i quali ormai hanno capito che deve essere davvero finito il mondo perchè le loro famiglie permettano a loro di restare così tanto lontani da casa. Non aiuta il fatto che tra i tre accompagnatori adulti ci sia un fanatico che si erge come pastore, il quale crede appunto che tutto sia un presagio di morte e per questo inizia a costringere i ragazzi a confessarsi, sperando di mettere zizzania tra di loro e di separarli. Ci sono infatti tantissimi segreti che aleggiano nel gruppo, segreti fatti per restare privati, e quello che l'uomo fa è strappare loro la forza per sopravvivere, quella forza a cui Quilliam si aggrappa con prepotenza, pensando costantemente alla ragazza che lo sta aspettando a Hirta e che forse non rivedrà mai più.
La parte che ha maggiormente impatto emotivo nel lettore è sicuramente quella in cui i ragazzi restano in balìa del loro destino: ormai le settimane iniziano ad essere mesi, i giorni si confondono tra loro ed è difficile capire quanto tempo è passato dal loro arrivo e quanto ancora potranno resistere. E' chiaro che le stagioni passano, per cui capiamo bene che il tempo che trascorrono nel faraglione è esteso, e questo ovviamente è un male perchè la stagione estiva lascia il posto all'autunno, il che significa che il clima inizia a pesare sui ragazzi, i quali non hanno mezzi adatti per ripararsi ai cambiamenti climatici, non conoscono bene il faraglione e con le giornate che si accorciano sempre di più, è impossibile non incappare in pericoli e soprattutto ben presto gli uccelli se ne andranno e con essi anche la loro unica possibilità di sostentamento. Quello che quindi mi è piaciuto è il fatto che sebbene le condizioni che descrive l'autrice siano più disperate che mai, lo fa senza mai pesare sul lettore, il quale si rende conto della drammaticità della situazione, e per la semplicità con cui ci viene raccontato non possiamo fare altro che metterci una mano sul cuore e pregare che non sia davvero arrivata la fine del mondo, soprattutto che non sia arrivata davvero la fine per questi ragazzi, ormai abbandonati a loro stessi, che non possono fare altro che lasciare tutti i problemi che hanno da parte e unire le forze non solo per nutrirsi ma anche per ricordarsi le cose più importanti, come i ricordi della loro famiglia, i giorni che stanno passando sempre più in fretta e allo stesso tempo con grande lentezza e soprattutto devono ricordarsi bene chi sono, per avere la possibilità di avere un futuro.
Alla fine del mondo è una lettura che deve essere assaporata pagina dopo pagina, per arrivare a capire la fragile condizione in cui i ragazzi vengono sottoposti e mette davvero i brividi pensare che per quanto sia un libro e quindi l'autrice ha sviluppato la storia come meglio credeva, il tutto è ispirato ad un fatto realmente accaduto.
L'ambientazione, così come l'anno, non è fittizia, ancora oggi esiste l'isola di Hirta e devo ammettere che dopo le descrizioni così realistiche, meravigliose ma allo stesso tempo crudeli, la voglia di visitarla è davvero alta.
L'autrice infatti durante le quasi trecento pagine mette a stretto contatto il lettore e i personaggi con la natura, facendoci capire quanto è meravigliosa ma quanto essa può essere malvagia allo stesso tempo. La storia di Quilliam e dei suoi amici è certamente di follia, di crescita ma principalmente di sopravvivenza, che pagina dopo pagina mette nero su bianco cosa significa ogni giorno non sapere cosa accadrà e io ne ho adorato ogni singolo momento: ho sofferto con questi personaggi e mi sono affezionata a loro e, sebbene il romanzo non sia perfetto, io l'ho amato nella sua imperfezione e per questo non posso che consigliarvelo.
si ringrazia la casa editrice
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