Buona sera bookspediani, cambiamo totalmente setting e andiamo a scoprire insieme il libro di Tommy Orange, ossia Non qui, non altrove, pubblicato da Frassinelli.
Titolo: Non qui, non altrove
Titolo: Non qui, non altrove
Autore: Tommy Orange
Editore: Frassinelli
Genere: Fiction
Genere: Fiction
Data di uscita: 12 Febbraio 2019
Ogni anno, a Oakland, in California, gli indiani d’America organizzano un raduno, una grande festa della nazione perduta e impossibile da dimenticare. Ogni anno, oltre le perline colorate, le penne fra i capelli e il folklore turistico delle riserve, migliaia di nativi del Nord America confluiscono lì da altre città, dove vivono senza sentirsi mai a casa. Si ritrovano per cercare l’uno nell’altro una patria, per riavere un luogo che, almeno per un giorno, sia di nuovo solo loro. E ognuno lo fa a modo suo. Il giovane Dene tiene viva la memoria dello zio raccogliendo testimonianze per un documentario. Edwin entra a far parte dell’organizzazione del powwow, come i nativi chiamano l’evento, per conciliare le sue origini miste. Jacquie cerca di riprendere le fila della sua vita disperata attraverso quella famiglia che non sa più di avere. E così, insieme agli altri formidabili personaggi che popolano il romanzo, con le loro storie maledette e potenti che si intrecciano l’una all’altra, quegli uomini e quelle donne si preparano a vivere una giornata speciale, che si rivelerà fatale per tutti.
IL MIO VOTO
Ogni anno però, in America e più precisamente a Oakland, tutte queste persone che si sentono sole e che hanno voglia di ricordare il passato, o semplicemente desiderano conoscere qualcuno come loro, che capisca cosa significhi sentirsi un pesce fuori d'acqua, si svolge il Powwow, un vero raduno dedicato agli indiani e alle loro tradizioni.
Ci sono tantissime persone che voglio partecipare a questo evento e che impiegano mesi di tempo per prepararsi al grande giorno, ma per molti altri che partecipano per la prima volta invece è un sinonimo di ansia poichè non sanno quello che troveranno. Tra tante persone, ce ne sono dodici in particolare su cui vale la pena soffermarsi, dodici personaggi che sembrano non avere nulla in comune tranne il Powwow e l'essere un nativo, ma non è del tutto esatto.
L'esordio narrativo di Tommy Orange è stata una lettura decisamente fuori dai soliti schemi e tremendamente forte, non solo per le tematiche che l'autore è andato ad approfondire, ma soprattutto per le emozioni e le sensazioni che mi ha suscitato durante la lettura.
Inizialmente ammetto di aver dovuto rileggere i primi capitoli un paio di volte per potermi orientare, poichè non sapevo davvero dove l'autore volesse andare a parare. Egli infatti decide di dare voce a una moltitudine di personaggi nel suo romanzo e comprenderete bene che inizialmente ricordarsi i nomi e chi sta parlando è un poco destabilizzante, ma grazie alla penna fluida e scorrevole dell'autore, aiutata anche da capitoli molto brevi, le difficoltà si superano in un attimo. Fin da subito si intuisce che Tommy Orange non vuole parlare di un personaggio, di un individuo quindi, ma vuole dare un senso di insieme come lo è il giorno del raduno e l'unico modo per farlo è creare una moltitudine di personaggi che hanno tutti in comune l'essere nativi americani e l'essere soli, persi, senza una direzione intraprendere ma sicuri di poter trovare almeno un indizione della strada giusta al Powwow.
E' straordinario come l'autore sia riuscito a dare vita a così tanti personaggi, a portare avanti le loro voci e quindi le loro storie simultaneamente, e allo stesso tempo renderli completamente unici, senza creare stereotipi o personaggi banali, semplicemente ha unito tanti outsider che desiderano solo una cosa: trovare il loro posto nel mondo.
Abbiamo quindi Dene Oxendene, un giovane ragazzo che ama girare documentari e vuole crearne uno sui nativi americani di Oakland in memoria dello zio; Opal Viola Victoria Bear Shield, una donna di cinquant'anni con un grande amore per i suoi tre nipoti acquisiti che cresce come se fossero suoi figli; non può mancare la sua sorellastra Jacquie Red Feather, una donna con un passato decisamente difficile che ha difficoltà a restare sobria. E ancora c'è Edwin Black, un ragazzo che si sente fuori posto e che vuole trovare suo padre; il suo patrigno Bill Davis, il quale si prende cura di lui nonostante Edwin non voglia saperne di lui, con un passato poco raccomandabile. Tony Loneman, un ragazzo affetto dalla sindrome feto-alcolica che viene continuamente preseo in giro a causa del suo volto e che spaccia per guadagnarsi da vivere. Uno dei nipoti di Opal Victoria, ossia Orvil Red Feather, il quale vuole scoprire quanto più possibile sul suo passato da nativo. E ancora Calvin Johnson, un altro ragazzo che si dedica allo spaccio di droga per tirare avanti e Thomas Frank; Blue, una donna che non ha mai conosciuto i suoi genitori e che si occupa del centro indiani.
Inizialmente non si intuisce quindi il disegno dell'autore, ma più la storia prosegue e più il giorno del Powwow si avvicina, più le linee che in qualche modo uniscono questi personaggi si fanno sempre più marcate e sembrano proprio prepararsi al grande evento, che purtroppo non andrà come nessuno vorrebbe poichè sarà proprio in quell'occasione che tante maschere finalmente cadranno e tante verità verranno a galla, non permettendo ai personaggi di tornare più indietro da quel momento, poichè totalmente cambiati.
Onestamente la storia dei nativi americani non mi è molto familiare, per cui ho preso la balla al balzo non appena ne è arrivata l'occasione per scoprirne di più e ora sono più coinvolta che mai nel loro mondo e nelle loro usanze, tanto è che non vedo l'ora di fare qualche ricerca per scoprire ancora più dettagli. Non ci vuole certamente un investigatore o un motore di ricerca però per capire quanto è difficile essere un indiano al giorno d'oggi: è arduo coesistere nel mondo moderno e stare al passo con i tempi e simultaneamente ricordare il passato e mantenere una cultura che si basa sull'antico, sulle tradizioni, son infatti due elementi che cozzano tra loro e che è difficile far combaciare.
Non qui, non altrove non è una storia per tutti: è un romanzo che grida sofferenza, grida solitudine e paura ma allo stesso tempo è anche una lettura che in qualche modo ci fa sentire meno soli. I personaggi inizialmente lo sono tutti in qualche modo, ma è proprio al raduno che possono finalmente essere loro stessi, al sicuro, in mezzo a chi li conosce e li accetta senza alcun tipo di finzione. Tommy Orange ci regala una lettura cruda, che non fa troppi giri di parole e non ci risparmia quanto sia stata difficile la vita dei suoi personaggi e quanto ancora lo è, quanto è estenuante lottare ogni giorno per trovare la propria identità ,la propria strada in un mondo che sembra non avere più spazio per loro. Loro che rappresentano le tradizioni e quindi il vecchio, quando al giorno d'oggi si spinge avanti solo l'innovazione, quindi la novità.
Ma le voci di questi personaggi non possono essere messe a tacere, le loro storie devono essere gridate a tutti affinchè il mondo capisca quanto è stata dura la vita di un nativo americano e quanto lo è ancora.
Onestamente questo non sembra un esordio letterario: la penna di Tommy Orange è troppo acuta e troppo sicura di sè, ma probabilmente questo è un argomento che lo tocca davvero da molto vicino e infatti ogni pagina trasuda la passione che mette in questa narrazione, che ripeto non è per tutti ma che a chiunque voglia dedicargli un po' di tempo, regalerà una storia unica nel suo genere.
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