martedì 14 gennaio 2020

Blogtour "I bambini di Svevia" di Romina Casagrande - L'intervista all'autrice



Buon salve bookspediani.
Oggi vi tengo compagnia io per l'ultima tappa del blogtour dedicato a "I bambini di Svevia" di Romina Casagrande e per l'occasione l'autrice è stata così gentile da rispondere ad alcune domande. Siete pronti a scoprirle?



IL ROMANZO

I bambini di Svevia di [Casagrande, Romina]Titolo: I bambini di Svevia 
Autore: Romina Casagrande 
Editore: Garzanti
Genere: Fiction
Data di uscita: 13 Gennaio 2020

TRAMA:

Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data. L’unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito altro. Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall’ombra e a mettersi in viaggio. È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell’amico Jacob, che non vede da quando erano bambini. Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell’Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane. Li chiamavano «bambini di Svevia». In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob. La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all’amico d’infanzia l’unica verità in grado di salvarli. Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare. Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso. Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità.



L'INTERVISTA A ROMINA CASAGRANDE

Risultati immagini per romina casagrande1. Trovo che sia sempre molto importante riportare all'attenzione dei lettori la storia, affinché si impari dal passato. Come mai ha scelto di scrivere proprio di questa storia?
Ho scoperto questa pagina di storia italiana quasi per caso. Direi che è stata lei a trovarmi, perché ho insegnato in una scuola della valle di cui parlo nel libro, la valle da cui parte Edna e da cui sono partiti centinaia di bambini di Svevia. Un collega mi parlò di loro e rimasi molto colpita. Tre secoli, una migrazione che ha coinvolto migliaia di bambini, alcuni dei quali non hanno più fatto ritorno oppure hanno ritrovato la via di casa, ma gravemente compromessi. Un episodio che ha segnato molto il mio territorio, e che ha avuto echi più vasti, di cui si sa ancora troppo poco. Mi ha coinvolta emotivamente. Ho incominciato a immaginarli durante il loro viaggio per le montagne, sopravvivendo di elemosine, bambini anche piccolissimi, di cinque anni, lasciati praticamente soli, perché venivano accompagnati soltanto da un adulto, il prete del paese.


2. Leggendo la storia si vede quanta passione ha inserito al suo interno per narrarla e questa infatti investe il lettore in un modo incredibile, grazie anche alla sua prosa davvero peculiare. Come si è documentata? Cosa ha fatto per trasmetterla in modo così forte? 
Ho cercato le testimonianze di chi ha avuto nonni che hanno vissuto quest’esperienza e ho cercato quanto ci fosse a livello “storiografico”. I miei interlocutori principali sono stati la valle, quindi i racconti sia orali sia diaristici, e gli archivi, quello conservato nel museo della Val Venosta, che dedica una sala ai bambini di Svevia, e l’archivio di Ravensburg. Ho confrontato i dati di chi partiva e dei bambini arrivati lì. E mi ha interessato anche l’aspetto meno ufficiale, quello più nascosto. Ho ripercorso il loro viaggio a piedi, fermandomi alla cappella del piccolo paese di Sankt Christoph dove era custodita la statua lignea da cui i bambini intagliavano una scheggia di legno per sopportare la nostalgia e propiziarsi la fortuna prima di arrampicarsi sul monte Arlberg (1800 metri, la coltre di neve e il pericolo di valanghe a rendere più difficile l’impresa). Ho guardato i loro volti sulle fotografie in bianco e nero, toccato i loro abiti, i loro scarponcini, letto le loro preghiere. E lentamente hanno preso vita.


3. Edna è un personaggio davvero incredibile, come è nata la sua voce?
Edna è sopravvissuta al dolore, ma, in fondo, non lo ha mai rielaborato. Lo ha cristallizzato, ignorato. Fino a quando Jacob si ripresenta, dopo tanto tempo: una foto su un giornale, la notizia che non avrebbe mai voluto leggere. E Edna capisce che è arrivata la seconda possibilità che ha sempre cercato: mantenere la sua promessa. Si mette finalmente in viaggio, un cammino reale a seguire le orme dei bambini di Svevia che da bambina l’hanno condotta alla fattoria, un viaggio dentro sé stessa, nel superamento di limiti che sono soprattutto psicologici. Edna si troverà a combattere non soltanto contro i propri demoni, ma dovrà anche mettere in discussione tutti i suoi pregiudizi e l’immagine di una vita rassicurante, fatta di limiti, muri e confini, che a un certo punto non regge più, non può più proteggerla. All’improvviso, la sfera di vetro in cui era intrappolata si rompe e lei si trova nuda in un presente vivido che affronta con coraggio, un po’ di cinismo, ma anche un grandissimo cuore. E risvolti a volte divertenti. La sua anima “selvaggia” trova interlocutori molto vari e viene compresa soprattutto dai motociclisti vagabondi che attraversano la valle, dall’anima rude, ma sensibile. E che citano Thoreau.


4. Ha sempre desiderato diventare un'autrice? Questo ha influenzato la sua vita?
Ho sempre amato i libri e sono sempre stata una lettrice. Come esseri umani abbiamo bisogno di storie, di creare mondi, di sperimentare situazioni, vite, emozioni anche diverse che ci consentano di uscire dalla nostra comfort zone. Leggere ci permette di fare tutto questo. E scrivere è come schiacciare sull’acceleratore. Anche se non ho mai pensato che sarei diventata una scrittrice. 


5. Quanto c'è di lei in questo romanzo? 
C’è soprattutto l’idea che il dolore si può superare soltanto se lo si affronta, se lo si attraversa. Ed è un’avventura che ti strappa la pelle e ti fa sanguinare, ma ti trasforma. Darsi una seconda possibilità, prendersi la felicità perché ce la meritiamo anche quando chi ci sta attorno non crede in noi o vorrebbe imporci altri modelli. Sono valori in cui credo molto. 

6. Se dovesse descrivere la storia con cinque parole, quali sarebbero?
Amicizia, libertà, trasgressione, ali, coraggio.


7. Sicuramente il punto di partenza del romanzo si basa su una promessa, così come sui fantasmi del passato, sulle seconde occasioni e sull'amicizia, tutte tematiche estremamente attuali e interessanti. Come è riuscita a trovare l'equilibrio perfetto per parlare di tutto?
Hanno fatto tutto i personaggi. Li ho ascoltati, li ho seguiti. E, soprattutto, li ho amati molto. 


Risultati immagini per romina casagrande8. Che consiglio darebbe ai giovani autori che smaniano di trovare la propria voce nel panorama letterario?
Scrivere storie in cui si crede, storie che ti toccano e ti fanno vibrare. 
Scrivere senza pensare alla pubblicazione, alle recensioni e alle critiche. Scrivere per amore di quello che stai raccontando. Ed essere sinceri.


9. Ha già per le mani un'idea per un secondo romanzo?
Una giornata senza scrittura è una giornata un po’ più vuota quindi sì, sono sempre al lavoro. Questa volta su un periodo storico molto ambiguo, ma cruciale per il mio territorio. Una cicatrice profonda che, in qualche modo, ha coinvolto da vicino anche la mia famiglia. Sono molto emozionata di vedere dove mi porterà il nuovo viaggio.




Cosa ne dite?
Avete seguito tutto il blogtour?






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